La prima retrospettiva di Andrea Bowers

All’Hammer Museum di Los Angeles novanta le opere, tra disegni, performance, installazioni, sculture, video e neon, di una delle artiste più politiche e di successo nella scena dell’arte americana e internazionale

Uno still dal video «My name means future» (2020) di Andrea Bowers. Cortesia dell’artista e di Andrew Kreps Gallery
Federico Florian |  | Los Angeles

Cronista della storia contemporanea, artista-attivista e strenua sostenitrice di un’arte intesa come mezzo e veicolo per la giustizia sociale: Andrea Bowers, classe 1965 e losangelina d’adozione, è una fra le artiste più politiche e di successo nella scena dell’arte americana e internazionale.

Dal 19 giugno al 4 settembre, l’Hammer Museum le dedica la prima retrospettiva (in collaborazione con il Museum of Contemporary Art di Chicago), che passa in rassegna due decenni del suo lavoro. Novanta le opere in mostra, tra disegni, performance, installazioni, sculture, video e neon. Fra queste, «Memorial to Arcadia Woodlands Clear-Cut» (2013), una scultura che incorpora i residui di alberi secolari abbattuti in una foresta della California, nonostante le proteste dell’artista e di un gruppo di attivisti e il loro conseguente arresto.

Tra i lavori di ispirazione femminista, un grande arazzo raffigurante una recinzione metallica («Soft Blockade (Feminist Barricade)», 2004), allusione alla Woman’s Pentagon Action a Washington DC, storica protesta femminile in cui le porte d’ingresso al Pentagono vennero bloccate da tele ed arazzi, simbolo del potere delle donne contro il patriarcato.

Suggestivi i ritratti di «Trans Liberation: Building a Movement» (2016), che immortalano donne transgender e attiviste Lgbtq+ della California meridionale, così come i giganteschi disegni di «No Olvidado-Not Forgotten» (2010), che riportano i nomi di centinaia di uomini e donne che hanno perso la vita attraversando il confine tra Messico e Stati Uniti. Parallelamente all’esposizione, il museo ha commissionato una serie di conversazioni video e audio tra giovani attivisti e i loro predecessori, su temi quali giustizia ambientale, crisi dei migranti, transessualità e diritti delle popolazioni indigene.

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