«I travestiti, Genoa 1965-67» di Lisetta Carmi

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«I travestiti, Genoa 1965-67» di Lisetta Carmi

La prima di Lisetta Carmi nel Regno Unito

Alla Estorick Collection of Modern Italian Art immagini della fotografa genovese che sono allo stesso tempo reportage, documento antropologico e racconti di vita

Dopo Morandi e Licini, Lisetta Carmi diviene protagonista alla Estorick Collection of Modern Italian Art con una grande mostra che completa l’anno del venticinquesimo anniversario dall’apertura dell’istituzione londinese. Curata da Giovanni Battista Martini e Roberto Lacarbonara, «Lisetta Carmi. Identities» (dal 20 settembre al 17 dicembre) porta per la prima volta nel Regno Unito il lavoro della grande fotografa italiana scomparsa nel 2022 all’età di 98 anni.

Nata a Genova da una famiglia ebrea, fu costretta dalle leggi razziali dell’epoca a spostarsi in Svizzera con la famiglia, e forse questo essersi salvata in anni di sterminio l’ha indirizzata a occuparsi sempre di chi era ai margini, di esseri umani segnati da grande sofferenza che finalmente potevano esistere grazie alle sue fotografie. Grandissima pianista, lasciò la carriera di concertista nel 1960 da un giorno all’altro: le sue mani non erano importanti tanto quanto l’umanità e preferì partecipare alle manifestazioni antifasciste dell’epoca, certamente rischiose per un musicista. L’umanità divenne il fulcro della sua ricerca e la fotografia il suo strumento di studio.

«Identities» illustra due temi molto cari a Lisetta Carmi legati alla formazione dell’identità dell’essere umano: da un lato il lavoro, e a come esso possa plasmare l’individuo, dall’altro i travestiti e la loro intima e spesso sofferta scelta tra genere femminile e maschile. Ventidue fotografie tratte dal suo primo grande progetto sulle condizioni di lavoro al porto di Genova, dove si finse cugina di uno dei tanti lavoratori per entrare nella zona portuale, testimonia questa ricerca di comprensione del mondo, della verità.
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La rappresentazione della fatica e del pericolo è chiara e si unisce a un grande senso compositivo ed estetico, come pure a una forte empatia, mai dolciastra. A queste si aggiunge un nucleo di fotografie scattate dentro gli stabilimenti dell’Italsider, sempre in Liguria, e dentro alla fabbrica di sughero a Calangianus, in Sardegna. È come se si trovasse al posto giusto nel momento giusto... lei stessa era cosciente dell’aspetto temporale dei suoi scatti, che ritraevano un soggetto in quel momento specifico.

Questo rendere il vero visibile con lucidità, senza mai togliere alcuna dignità ai ritrattati e soprattutto senza giudicarli è ancora più evidente nella seconda parte della mostra dedicata ai travestiti di Genova. Il progetto, iniziato il capodanno del 1965 e durato più di sei anni, era sicuramente innovativo e intenso in un’epoca in cui era ancora reato in Italia per un uomo vestirsi da donna.

Il Paese non era pronto a vedere queste immagini e commercialmente fu un fallimento, ma la stima, l’affetto e la fiducia che legarono Lisetta Carmi a questa comunità la aiutarono ad accettarsi come era, una donna senza ruolo, e a comprendere che ognuno deve rimanere libero di scegliere che cosa essere. Si noti che a 18 fotografie in bianco e nero se ne aggiungono altrettante a colori, meno conosciute perché ritrovate nel 2017, poco prima della mostra di Roma e stampate per la prima volta in quell’occasione.

Nei vent’anni dedicati alla fotografia, Lisetta Carmi è riuscita a scattare immagini che sono allo stesso tempo reportage, documento antropologico e racconti di vita. Negli anni Ottanta, come con il pianoforte, così fece anche con la macchina fotografica, ritirandosi nell’ashram che lei stessa fondò a Cisternino, in Puglia. Accompagna la mostra un catalogo molto bene illustrato, con tre brevi ed illuminanti saggi di Giovanni Battista Martini, Roberto Lacarbonara e Paola Rosina.

«I travestiti, Dalida, Genoa 1965-67» di Lisetta Carmi

Sandra Romito, 22 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

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La prima di Lisetta Carmi nel Regno Unito | Sandra Romito

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