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Jussi Pylkkänen durante l'aggiudicazione di «Nymphéas en fleur» di Claude Monet, battuto a 84,7 milioni di dollari

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Jussi Pylkkänen durante l'aggiudicazione di «Nymphéas en fleur» di Claude Monet, battuto a 84,7 milioni di dollari

La prima asta Rockefeller vola a 645 milioni

I 44 lotti incassano ben oltre le stime preasta. Sette record d'artista (anche per Morandi). Stasera il secondo round

Vittorio Bertello

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New York. La prima sessione della dispersione della collezione di Peggy e David Rockefeller, tenutasi ieri sera a New York nelle sale di Christie’s al Rockefeller Center, ha totalizzato 646,5 milioni di dollari, superando così da sola, secondo le attese, la stima totale complessiva dell’intero blocco di 500 milioni di dollari. I 44 lotti sono stati tutti venduti, e sono stati fatti registrare sette record d’artista: per Monet, Matisse, Corot, Delacroix, Seguin, Morandi e Redon.

Picasso, in cima alla lista dei top lot, con i 115 milioni di dollari dell’aggiudicazione diritti compresi per «Fillette à la corbeille fleurie» ha fatto segnare il suo secondo prezzo di sempre dopo «Les femmes d’Alger (versione 0)», opera andata venduta per 179,4 milioni di dollari nel 2015, sempre da Christie’s. Il lotto è partito da un’offerta di 90 milioni, con Loïc Gouzer, copresidente del dipartimento di arte del dopoguerra e contemporanea di Christie’s, che saliva subito con il suo cliente telefonico a 98 milioni. Arrivato, sempre con Gouzer, a 102 milioni, il banditore della serata, Jussi Pylkkänen, ha atteso pazientemente (e invano) che si manifestassero altri rilanci: la «Muchacha con ramo de flores» si è fermata a quella cifra (con i diritti, 115 milioni).

Al secondo posto in ordine decrescente di prezzo figura «Nymphéas en fleur» di Claude Monet, dipinto battuto fino al prezzo finale diritti compresi di 84,7 milioni di dollari (record d’artista per poco: il precedente spettava a «Meule», «Covone», battuto da Christie’s nel 2016 a 81,4 milioni di dollari), cifra alla quale si è giunti dopo una serrata gara di rilanci. Ha avuto la meglio l’anonimo cliente collegato al telefono con l’esperta Xin Li Cohen, vicepresidente di Christie’s Asia Pacific e astro emergente della casa d’aste nei rapporti con i clienti cinesi.
L’altro cavallo di battaglia della serata era l’«Odalisque couchée aux magnolias», opera di Matisse del 1923, partita da un’offerta di 58 milioni di dollari (cifra già di 10 milioni di dollari maggiore del record per l’artista, che erano i 48,8 milioni pagati nel 2010 a Christie’s per «Nu de dos, 4e état», una scultura in bronzo) e salita fino ai 75 milioni (con i diritti, 80,7) pagati da un cliente anch’egli collegato telefonicamente con Xin Li.

Gli altri record sono stati battuti per Camille Corot, che aveva un dipinto a soggetto veneziano, una «Veduta del Canal Grande presa dalla Riva degli Schiavoni» che con i 9 milioni di dollari ottenuti ha praticamente raddoppiato il primato precedente; Eugène Delacroix, con «Tigre jouant avec une tortue», passata di mano a 9,9 milioni (prezzo che ha battuto un primato che durava da vent’anni), Armand Seguin (i 7,7 milioni di dollari per «Les délices de la vie», olio su tela su tavola strutturato in quattro pannelli verticali e realizzato intorno al 1892-93, polverizzano il record precedente, equivalente a soli 300mila dollari), Odilon Redon (il suo «Fleurs», salito fino a 4,1 milioni, batte di un soffio i 4 milioni di un’aggiudicazione del 2008) e Giorgio Morandi: la sua «Natura morta» del 1940, olio ovale su tela su masonite, assente dal mercato da più di mezzo secolo, è stata aggiudicata a 4.332.500 dollari, superando di non molto l’equivalente di 3,9 milioni di dollari, pagato a un’Italian Sale a Londra nel 2015.

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Vittorio Bertello, 09 maggio 2018 | © Riproduzione riservata

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