La pittura di gioia di Raoul Dufy
A Palazzo Cipolla 160 opere provenienti perlopiù dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris

Dal 14 ottobre al 26 febbraio Palazzo Cipolla ospita la mostra «Raoul Dufy. Il pittore della gioia». Fu infatti pittore di felici cromie e leggiadre rappresentazioni, in cui grazia e poesia si sposavano con la luminosità di un colore aereo e il guizzo di un sottile linearismo.
Curata da Sophia Krebs, conservatrice del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, da cui provengono molte opere, e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale, presieduta da Emmanuele F.M. Emanuele, la mostra raccoglie 160 tra dipinti, disegni, ceramiche, tessuti stampati e illustrazioni per libri.
Lo spettro operativo dell’artista nato a Le Havre nel 1877 e morto a Forcalquier nel 1953, era ampio come i suoi interessi: letteratura, cinema, teatro, ma soprattutto musica. Fu il padre, organista e direttore di coro, a insufflargli l’amore per Bach, Mozart, Chopin e Debussy (ai quali dedicò omaggi pittorici), ma sarà l’amico Othon Friesz a indirizzarlo verso le ricerche d’avanguardia pittorica.
Dopo una prima stagione d’impronta impressionista a inizio secolo, aderirà al movimento Fauve, con una predilezione per Matisse, che non lo abbandonerà mai, guidandolo nella «pittura di gioia», solo sfiorata nel 1908-09, da un’adesione al rigore cezanniano, mediato dall’amico Braque.
La mostra presenta marine, vedute urbane, sale da concerto, corse di cavalli, mazzi di fiori, interni borghesi, scene circensi, angoli d’atelier, dove si dispiega una pittura che semplifica le forme, miscelando arte colta e ingenuità del gusto. Tale spirito non abbandonò mai l’artista, che continuò a dipingere anche quando l’artrite reumatoide lo costrinse (come Matisse) sulla carrozzella.