«Alluminio» (1962), di Nane Zavagno. Foto: Denis Scarpante

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«Alluminio» (1962), di Nane Zavagno. Foto: Denis Scarpante

La passione per il nero del mosaicista Zavagno

La mostra si divide tra varie sedi interne ed esterne a Spilimbergo e uno spazio espositivo a Udine

Dal 25 febbraio al 16 aprile la città di Spilimbergo rende omaggio allo scultore e pittore Nane (Giovanni) Zavagno (classe 1932) e alla sua settantennale attività con una grande mostra dal titolo «Nane Zavagno. L’arte, una vita». L’esposizione, curata da Angelo Bertani, si divide tra Spilimbergo, con diverse sedi espositive (le sale di Palazzo Tadea, il cortile del Castello, Piazza Duomo, il giardino di Palazzo di Sopra, la Loggia e la Palazzina ex Somsi in viale Barbacane) e Udine (nello spazio espositivo di via Tagliamento 21) toccando tutte le fasi di ricerca dell’artista oggi novantenne con un’ottantina di opere: dagli Allumini degli anni Sessanta alle grandi tele in cui domina il nero, le cosiddette «Pitture nere» (1999-2005), dagli acrilici caratterizzati da innesti di poliedri colorati (2019-21) alle sculture realizzate in rete metallica (1989-2017), dalle sculture di piccole dimensioni a una selezione di mosaici che, prendendo le mosse dai celebri Rosoni creati negli anni Sessanta, arriva fino ai giorni nostri.

Presenti anche quattro tele (2012) «in cui la superficie di una sorta di velario, precisa il curatore, è caratterizzata dalla vibrazione cromatica di un flusso trascorrente di segni», due serie di disegni che fanno riferimento alla progettazione di sculture in grande scala e infine la serie più recente delle sue tele (2021-22) in cui «da un infiammato ordito geometrizzante e cromatico sorgono forme quasi oniriche». Zavagno si forma alla Scuola Mosaicisti di Spilimbergo e qui diventa docente di mosaico, tenendo la cattedra dal 1951 al 1968, quando subentra a Dino Basaldella nella cattedra di plastica all’Istituto d’arte di Udine.

Al mosaico Zavagno dedica inizialmente la propria ricerca artistica e al mosaico restituisce autonomia formale rispetto alla pittura, valorizzando la vibrazione materica della luce attraverso la disposizione concentrica dei ciottoli di fiume. La sua ricerca evolve a cavallo tra pittura e scultura indagando tra l’altro altri materiali come l’alluminio e l’acciaio corten ed esplorando forme, spazi e superfici con la sua grande energia vitale.

«Alluminio» (1962), di Nane Zavagno. Foto: Denis Scarpante

Melania Lunazzi, 24 febbraio 2023 | © Riproduzione riservata

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