«Ferdinand Hodler e il Modernismo berlinese», fino al 17 gennaio alla Berlinische Galerie, narra la parabola artistica del pittore svizzero (1853-1918), tra i padri del Simbolismo, lodato da Paul Klee come colui che seppe «come plasmare l’anima attraverso il corpo».
L’antologica racconta in particolare gli anni trascorsi nella capitale prussiana, divenuta all’inizio del XX secolo una delle più importanti metropoli artistiche al mondo. Prima di arrivare a Parigi, Vienna e Monaco, Hodler vi espose almeno una volta all’anno dal 1898 fino all’inizio della Grande Guerra: prima alla Grande Esposizione d’Arte, poi alla Secessione di Berlino e infine in diverse gallerie.
Questa presentazione riunisce circa 50 dipinti del maestro di Berna in prestito da collezioni tedesche e svizzere, soprattutto dal Kunstmuseum della sua città natale, partner dell’istituzione ospitante col patrocinio dell’Ambasciata Svizzera in Germania e grazie ai fondi della Ernst von Siemens Kunststiftung.
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