Una veduta della mostra. Foto di Michele Alberto Sereni. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini

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Una veduta della mostra. Foto di Michele Alberto Sereni. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini

La misura mentale di Icaro

Terza personale negli ambienti della galleria di Massimo Minini

Giulia Gelmini

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Brescia. «Alla ricerca dell'equilibrio perduto» è la terza personale di Paolo Icaro (Torino, 1936), ospitata dalla galleria bresciana di Massimo Minini. Fino al 31 gennaio nei tre ambienti della galleria sono allestite installazioni che raccontano il tentativo di Icaro di misurare lo spazio attraverso un’azione fisica, ma anche mentale. Il suo gesto mira infatti a rendere palpabile la densità dell’aria nelle stanze attraverso strutture di metallo che seguono un ritmo e una sequenza precisa, sorreggendosi in perfetto equilibrio.

Quattro i tentativi inscenati da Icaro per raggiungere la stabilità. Un primo sviluppo di sculture verticali è formato da sottili linee rette, accompagnate da altre più sinuose e interrotte da annodature. Esse misurano l’altezza perfetta del soffitto e a terra si disperdono in matasse aggrovigliate. Segmenti di un cammino lineare che collega la terra al cielo, ma che spesso è interrotto da ostacoli, minacce di una perdita d’equilibrio.

Bilanciata in modo eccezionale è l’imponente scultura del secondo ambiente. Un parallelepipedo empio formato da linee arricciate è appoggiato a terra in un unico punto, sfidando le leggi della fisica. Volumi verticali alla cui base vi sono informi grovigli sono il risultato di un terzo esercizio, che culmina con la quarta modalità adottata da Icaro: la scultura dello spazio totale. Srotolando un filo accartocciato, egli occupa l’intera stanza, cercando di creare una struttura che riempie il vuoto.

Scolpire per Icaro è un processo che, considerando i concetti di vuoto, memoria ed equilibrio utopico, diventa luogo e dà origine a uno spazio. Dal lavoro scultoreo non nasce solo nuova materia, ma anche l’ambiente, anch’esso scultura, così per Icaro e per molti altri artisti della generazione che va dall’Arte Povera al Minimalismo. Rifare il mondo è quello che si chiede all’arte e agli artisti oggi e Icaro lo fa costruendo un vocabolario nuovo, sperimentale. I suoi disegni fatti a mezz’aria provengono da un suo personale viaggio intimo, tradotto in segni da una mano stabile e fluida.

Una veduta della mostra. Foto di Michele Alberto Sereni. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini

Giulia Gelmini, 10 gennaio 2019 | © Riproduzione riservata

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