La memoria di Achille

Marco Riccòmini ricorda una visita imperiale nello studio dello scultore Canessa a Genova

Particolare del sepolcro di Bartolomé Frontera Juan a Palma di Maiorca
Marco Riccòmini |

«Herr Canezza?». «Canessa», la corresse Achille, sorridendo. «Achille, per servirla, Maestà. La prego, entri, si accomodi». Immagino Elisabetta, imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, nota al mondo come Sissi, bella d’una bellezza ineffabile (anche se, magari, non proprio pari a quella di Romy Schneider, che ne vestì i panni nella trilogia cinematografica), salire con qualche esitazione le scale ripide di pietra che portavano allo studio dello scultore Achille Canessa (1856-1905), in discesa San Siro a Genova, a un passo da via del Campo, nella primavera del 1893.

Viaggiava in incognito, senza scorta si direbbe oggi, sotto il falso nome di Lady Parker. Dopo un po’ di shopping (peccato che Finollo avrebbe aperto solo pochi anni più tardi), non volle perdersi una visita al maestro di scalpello la cui fama era giunta agli angoli del mondo. «Principessa, così mi fa arrossire. Lei capisce la mia lingua, vero? Beh, allora, sono a Buenos Aires, un Cristoforo Colombo (Colón) a San Juan di Porto Rico (ci sono stato, sa? una bella isola, molto verde) e poi a Baltimora negli Stati Uniti, a Santa Cruz de Tenerife, nelle Isole Canarie, qualche busto per il Teatro da Paz di Belèm, in Brasile, e poi... Ah, sì, dimenticavo: anche una lapide per il cimitero cristiano di Singapore».

«Singapur? Ma Voi, Maestro, ziete bravo, bravissimo!». Erano quegli stessi luoghi remoti dai nomi fascinosi che, con un pizzico di nostalgia, elencava davanti a un vermut agli ospiti di Casa Aurelia Palazzolo, l’ultima estate che passò in villeggiatura a San Pellegrino Terme (1902). Qualcuno se lo era scordato perché gli anni avanzavano e la lista era bella lunga e si sarebbe arricchita ancora dopo la sua morte, a opera della bottega, che continuò per qualche tempo a produrre sculture funerarie firmandole col nome del maestro. Come quella del sepolcro di Bartolomé Frontera Juan, dedicato alla sua memoria da moglie e figli, nel cimitero monumentale di Palma di Maiorca nelle isole Baleari.

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