«Il progresso come promessa. La fotografia industriale nella Germania divisa» è la mostra, curata da Carola Jüllig e Stefanie Regina Dietzel, che il Deutsches Historisches Museum/dhm ospita dal 10 febbraio al 29 maggio nell’ambito del Festival Emop/European Month of Photography (Mese europeo della fotografia) a Berlino.
Presentando fotografie di capannoni di produzione illuminati in modo drammatico, catene di montaggio apparentemente infinite, ampi sorrisi su volti imbrattati di fuliggine, la mostra si presenta come l’apoteosi della nazione tedesca che, martoriata da due dittature, divisa e poi riunita, non ha mai perso di vista la sua vocazione alla produzione e al progresso tecnologico.
La fotografia industriale era commissionata da aziende della Germania occidentale e orientale come strumento di propaganda e pubblicità in patria e all’estero, con narrazioni di fatica e sudore che promettevano il premio meritato di una migliore qualità di vita e nel mondo del lavoro la prospettiva di maggiori consumi e di prodotti sempre migliori.
È la prima volta che queste fotografie sono esposte in una mostra che ha per tema il progresso, ed è dunque la prima volta che viene esaminata la loro funzione autoglorificante e l’effettiva efficacia del messaggio proposto dalle immagini.
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