La forza della seduzione

Nel bimillenario della sua morte, una mostra alle Scuderie del Quirinale celebra il poeta latino Ovidio

«Venere callipigia» II secolo d.C. Collezione Farnese, Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Francesca Romana Morelli |  | Roma

Nel mondo antico, il poeta latino Ovidio rimane il più grande cantore dell’amore e della sua forza di seduzione e di piacere. La fama del poeta, che dal Medioevo giunge fino al Rinascimento, per affievolirsi a tratti soltanto in epoca moderna, è legata essenzialmente all’Ars amatoria e alle Metamorfosi. Verseggiatore straordinario, animato da un’immaginazione seducente, da un’intelligenza sottile e complessa, Ovidio coglie nel profondo l’indole della società romana che, sotto l’abile governo di Augusto, preferisce godersi la pace, il lusso e i piaceri della vita e quindi una poesia di evasione.

Al centro della sua opera è l’amore sensuale, che in epoca giovanile sente come puro piacere, sorgente di libertà e di felicità, mentre in epoca adulta si manifesta in una grandissima violenza fisica (eppure è uno straordinario interprete dell’animo femminile). Nell’ambito delle celebrazioni
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© Riproduzione riservata «Venere callipigia» II secolo d.C. Collezione Farnese, Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Foto: Wikipedia
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