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La casa del figlio del papa

Federico Castelli Gattinara

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Tornano a risplendere gli stucchi che impreziosiscono facciata e cortile di Palazzo Spada, opera di metà Cinquecento di due «ditte» distinte: quella di Giulio Mazzoni e Diego di Fiandra, per gli stucchi di buona parte della facciata e del prospetto del cortile di fronte all’ingresso, e quella di Leonardo Sormani e Tommaso del Bosco per tutti gli altri. L’ultimo restauro risaliva alla seconda metà degli anni Ottanta, quello appena concluso, si è limitato a essere un intervento di manutenzione per ridare unità di lettura alle superfici: consolidamenti dove necessari, pulitura integrale, stuccatura, reintegrazione pittorica e protettivo finale.
«Siamo partiti dal cortile interno, passati poi alla facciata e infine al prospetto laterale di Palazzo Ossoli», racconta Gabriella De Monte, autrice materiale con la ditta S.E.I. 1983 dell’intervento diretto da Laura Cherubini. Il lato di Palazzo Ossoli fu dipinto a metà Seicento dal Borromini con un bugnato color travertino lumeggiato da sinistra per dar rilievo ai finti conci. Erano gli anni in cui l’architetto creava per Bernardino Spada la celebre prospettiva di 9 metri che raccorda il cortile al giardino dando l’illusione di una galleria lunga oltre trenta. 


I restauri del palazzo sono partiti nel febbraio 2013 con la nomina di Oberdan Forlenza a segretario generale del Consiglio di Stato, che occupa l’edificio insieme alla Galleria Spada. A ottobre di quell’anno Antonio Forcellino concludeva il recupero della cappella cinquecentesca con dipinti ad affresco e a olio su muro, pratica rara, e stucchi realizzati con una tecnica ancora più particolare. Nella Fuga in Egitto san Giuseppe ha il volto di papa Paolo III Farnese, di cui il cardinale Girolamo Capodiferro, che costruì il palazzo, si diceva fosse il figlio naturale.

Forlenza sostiene che un «utilizzo rispettoso del palazzo accompagnato da aperture al pubblico» sia la soluzione migliore, anche perché «la sua destinazione dal 1889 al Consiglio di Stato è ormai parte della sua storia». Per la sicurezza si è trovato un punto d’equilibrio, con accessi al cortile e affaccio sulla prospettiva tre pomeriggi a settimana, visite al piano nobile su prenotazione ogni sabato mattina e la seconda domenica del mese. 

I restauri hanno interessato tutte le porte storiche e gli infissi, gli oltre 25 orologi ottocenteschi, i pavimenti in cotto, gli otto rilievi adrianei e i cinque busti con al centro l’Urbano VIII di Bernini nella Galleria della Meridiana, la celebre statua romana di Pompeo ai cui piedi cadde Cesare nel 44 a.C., un soffitto ad affresco al secondo piano e una cassaforte viennese, questi ultimi ottocenteschi. Il restauro della biblioteca è ancora in corso; il patrimonio librario, 40mila volumi, annovera un fondo antico di duemila di cui oltre un quarto bisognoso di restauro. 

Il garage sotterraneo è stato oggetto di vivaci polemiche, «tardive e inesatte, spiega Forlenza. Si è parlato di distruzione di fontane seicentesche ma si trattava di due vasche del 2005 realizzate da Lolli Ghetti». Anche il giardino è stato rifatto, ristabilite le geometrie del verde, rimesse in funzione le fontane e illuminato di notte. 

Gli interventi sono costati poco più di 500mila euro, tutti pagati dal Consiglio di Stato, eseguiti sotto la vigilanza della Soprintendenza e di un comitato, presieduto da Settis, di cui fanno parte Frommel, Lolli Ghetti, Codello e altri. «Ora, conclude Forlenza, bisognerà trovare i soldi per far pulire gli stucchi interni», straordinari, come dimostra la Galleria degli Stucchi di Mazzoni e aiuti ispirata a quella di Francesco I a Fontainebleau.

Federico Castelli Gattinara, 26 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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