Francisco de Goya, «Autoritratto», 1792-5, olio su tela, 42 x 28 cm, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid © Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

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Francisco de Goya, «Autoritratto», 1792-5, olio su tela, 42 x 28 cm, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid © Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

In posa per Goya

Londra. Molti ritratti di Goya si trovano in collezioni private spagnole, ancora di proprietà dei discendenti dei duchi e delle duchesse che posarono per l’artista, in gran parte autodidatta. Le somiglianze nei tratti sono talvolta sbalorditive, come sottolinea Xavier Bray, che ha organizzato la mostra «Goya: i ritratti», alla National Gallery fino al 10 gennaio.

Curatore capo della Dulwich Picture Gallery di Londra, è stato curatore alla National Gallery dove, nel 2009, ha organizzato «The Sacred Made Real», una mostra che accostava dipinti e sculture religiosi spagnoli. «Quella aveva a che fare con la chiesa spagnola, questa con un altro settore della società iberica, l’aristocrazia», spiega Bray. Goya iniziò a realizzare ritratti piuttosto tardi nella sua carriera, e ricevette la sua prima commissione ufficiale dopo i trent’anni. Ritrasse tre generazioni della famiglia reale spagnola, di nobili e uomini di Stato, intellettuali e uomini di chiesa, prima della morte sopraggiunta nel 1828 a 82 anni.

Dei circa 150 ritratti sopravvissuti, corrispondenti a circa un terzo della sua produzione pittorica, una settantina, proveniente da collezioni pubbliche e private internazionali, è esposta alla National Gallery. «Non è il Goya angoscioso del subconscio, è il Goya che interagisce con i suoi contemporanei, sottolinea Bray. Non cadde mai nella trappola di diventare un ritrattista di corte. Sembrava essere consapevole della situazione. La sua tensione costante è un aspetto molto contemporaneo, che conferisce alle sue opere una grande modernità».

I ritratti di Goya anticipano quelli di Manet, del giovane Picasso, di Lucian Freud e Alice Neel nel modo in cui l’artista penetra le apparenze esterne per conferire intelligenza, o la sua mancanza, al modello, senza però cadere mai nella satira o in un eccesso di familiarità. L’artista divenne il primo pittore di corte spagnolo e lo rimase durante le guerre napoleoniche, le invasioni della Spagna da parte dei francesi e la restaurazione dei Borbone. Nessuna mostra di ritratti di questo artista potrebbe dirsi completa senza un ritratto della duchessa d’Alba, donna bella, carismatica ed estremamente potente che l’artista conosceva bene. Goya ne cattura la caparbietà e l’autorità in un’opera del 1797 in cui la nobildonna indossa un abito nero (l’artista conservò il quadro nella sua collezione personale). Bray l’ha ottenuto in prestito dalla Hispanic Society of America di New York.

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Javier Pes, 13 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

In posa per Goya | Javier Pes

In posa per Goya | Javier Pes