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In attesa di un Fragonard o di un Debussy

Margherita Criscuolo

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«Una polemica che non ha fondamento, montata da un giornalista che non conosce la nostra realtà, e ripresa da altri suoi colleghi»: così ci dice la direttrice dell’Accademia di Francia a Roma Muriel Mayette-Holtz. «Il rapporto illustrato a Parigi dal senatore Gattolin contiene raccomandazioni molto interessanti, in parte già recepite e messe in atto dall’Accademia, come l’unione delle missioni Colbert e Malraux (accogliere artisti e ricercatori e dotarsi di un programma culturale che rafforzi il dialogo Francia-Italia in un’ottica di apertura all’Europa e al resto del mondo, Ndr).

Quando mi sono insediata, ho voluto dare subito un chiaro segnale di dialogo, spalancando le porte di Villa Medici, con “I giovedì della Villa-Questions d’art”, e mostrando ai francesi il risultato svolto dalle accademie all’estero con la prima edizione del festival “Villa Villa”, organizzato d’intesa con la Casa di Velázquez e Villa Kujoyama. Sto lavorando per coinvolgere maggiormente il pubblico sia italiano sia straniero con una programmazione multidisciplinare e bilingue e, al contempo, per offrire ai borsisti la possibilità di confrontarsi a pieno con la realtà di Roma, sia storica sia contemporanea. A livello di bilanci, l’Accademia è in salute: anzi, migliora di anno in anno. È stata una buona idea dare un compenso a Fragonard per fare le sue opere? Evidentemente la risposta è sì. Quando non conosciamo gli artisti abbiamo un dubbio, ma è un dubbio con cui dobbiamo far pace e convivere perché poi, quando ne viene fuori un Debussy… allora la scommessa è vinta».

Margherita Criscuolo, 06 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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