Il vincolo tra visione ed emozione di Hockney

Una vasta retrospettiva del pittore statunitense al Walker Art Center di Minneapolis

«Hollywood Hills House» (1981-82) di David Hockney © David Hockney. Foto Fabrice Gibert. Collection Walker Art Center, Minneapolis
Federico Florian |  | Minneapolis

«Nell’arte, nuovi modi di vedere significano nuovi modi di sentire: non puoi separare le due cose, proprio come non puoi separare il tempo dallo spazio». Così David Hockney (Bradford, 1937) uno degli artisti più celebri e influenti al mondo, ha spiegato il vincolo inestricabile tra visione ed emozione. Se la pittura è uno strumento per vedere meglio e più in profondità, l’impasto sulla tela è uno specchio opaco delle passioni dell’artista.

Hockney, nato a Bradford 84 anni fa, ha prodotto per sei decenni un immenso corpus di opere che tradiscono un attaccamento viscerale alla vita. Dotato di una rara versatilità artistica, ha realizzato dipinti, collage fotografici, scenografie teatrali e lavori digitali su iPad. Ottiene i primi riconoscimenti a inizio anni Sessanta con le sue delicate immagini di amore queer, in un linguaggio che si libra tra astrazione e figurazione; per poi, nel ’64, trasferirsi in California, a Los Angeles e ritrarre amici e amanti in sensuali set semicinematografici: palme, piscine, ville sontuose.

Dal 18 dicembre al 21 agosto, il Walker Art Center dedica al maestro britannico un’ampia retrospettiva (a cura di Siri Engberg), che si sviluppa attorno al significativo nucleo di acquisizioni appartenenti alla collezione del museo americano. Il percorso espositivo, suddiviso in sezioni tematiche, si avvia con una selezione di intimi ritratti su carta di amici e membri familiari. A seguire, le celeberrime scene domestiche, con le immancabili piscine, e i vibranti e coloratissimi paesaggi, che immortalano le colline assolate di Hollywood e i dolci declivi dello Yorkshire, la regione in cui è nato e cresciuto.

Interessanti le scenografie dell’artista e la sua collaborazione con il mondo dell’opera e del teatro, che furono il focus di una sua mostra sempre qui al Walker nel lontano 1983 («Hockney Paints the Stage»). Tra i pezzi forti di questa sezione, la scena teatrale per «Le mammelle di Tiresia», l’opera di Francis Poulenc ispirata all’omonimo dramma surrealista di Guillaume Apollinaire.

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