Due foto dal set di Rosi, allestite al Mercato Centrale

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Due foto dal set di Rosi, allestite al Mercato Centrale

Il viaggio di Carlo Levi

Una mostra di immagini e ritratti al Mercato Centrale di Torino celebra l’immagine pubblica e privata dell’intellettuale piemontese

«I grandi viaggiatori non sono andati di là dai confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione. Cristo è sceso nell'inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell'eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli».

Partendo da una delle citazioni più evocative del romanzo «Cristo si è fermato a Eboli» di Carlo Levi, il Mercato Centrale di Torino, dal 2 aprile al 2 maggio, celebra la figura del grande intellettuale piemontese in occasione dei 120 anni dalla sua nascita con una mostra a cura di Piernicola Maria Di Iorio che narra «il viaggio di una vita» attraverso un percorso denso di passaggi simbolici, scenari drammatici e personali passioni.

La volontà è di offrire una prospettiva ampia e suggestiva di uno dei più grandi narratori del Novecento, oltre che scrittore e giornalista, medico e un pittore di talento.

Levi è stato un uomo che anzitutto ha dedicato la sua vita all’impegno sociale e che ha combattuto con coraggio per le sue idee di libertà e giustizia, conoscendo più volte il carcere durante il regime fascista. Successivamente ha affrontato pure l’annosa questione meridionale secondo una nuova prospettiva di giustizia sociale.

Il viaggio metaforico, carico di storia e di storie e che oggi risulta estremamente attuale, è rappresentato attraverso tre nuclei tematici presenti nel plateatico e nelle antiche ghiacciaie del Mercato Centrale.

Il percorso inizia con gli scatti di scena della pellicola «Cristo si è fermato ad Eboli», immagini uniche realizzate da Augusto Viggiano, il quale ha documentato con la sua inseparabile macchina fotografica tutti i protagonisti, diretti e indiretti, del film realizzato da Francesco Rosi.

Al tempo, la trasposizione su schermo del noto romanzo riaccese i riflettori sulla Lucania, metafora  di un Sud Italia sottosviluppato e di un mondo contadino arcaico, immagine che peraltro si era originata anni prima con la diffusione del romanzo.

Quella rappresentazione, con il tempo, è diventata parte di un pensiero collettivo che ha orientato,  e orienta ancora, azioni e giudizi. Capire l’origine e il modo in cui si sono sedimentate certe convinzioni consente di valutare più criticamente orientamenti ed idee consolidate sul  Mezzogiorno.

Il «racconto» prosegue con una selezione di immagini dell’Archivio fotografico della Fondazione Carlo Levi a Roma che rivelano il ruolo centrale rivestito dalla fotografia nel percorso di Carlo Levi e la fitta rete di rapporti con grandi autori come Mario Carbone, David Seymour, Henry Cartier-Bresson.

L’esposizione non si sviluppa lungo una arco cronologico corrispondente alla vita dell’artista, ma individua i nodi focali del suo percorso professionale e umano.
La sintesi di questo si trova in una parete che ritrae la famiglia, il mondo privato, gli amori, il  confino, l’atelier, i ritratti d’autore, i reportage dei grandi maestri, i viaggi e la figura pubblica di Levi.

La raccolta, dagli inizi del Novecento fino alla fine degli anni Settanta, «pubblica e al contempo intima», mostra l’intellettuale per come era conosciuto  pur con qualche accenno alla sua sfera privata.

Dal secondo dopoguerra diventa evidente che la notorietà supera i limiti dei circoli artistici o letterari all’interno dei quali lo scrittore si muoveva.
Osservatore d’eccezione di momenti cruciali della vita pubblica, culturale e politica di un’Italia rigenerata dal progresso in termini di conquiste sociali e di presa di coscienza collettiva, il poliedrico autore concorreva a dare spessore mediatico e notorietà agli avvenimenti di cui era molto spesso protagonista.

Conclude questo viaggio simbolico, che celebra la persona e l’eredità culturale di Levi, la striscia illustrata del Maestro Sergio Staino «Quando Jesus non si fermò a Eboli»: un Gesù unico, democratico, tratteggiato, immagine di confronto, anima e rappresentazione per le persone comuni, quelle di buona volontà.

Due foto dal set di Rosi, allestite al Mercato Centrale

Redazione GDA, 01 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

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