Il termometro del mercato: Titus Kaphar

Strappo, cancello e cucio, ossia lotto per i diritti. L’anno della svolta è il 2020: inizia la collaborazione con Gagosian, è in 20ma posizione nella classifica di ArtReview, conquista la copertina di «Time» e ottiene il primo risultato milionario

«Columbus Day Painting» di Titus Kaphar
Alessia Zorloni |

La mostra. Dalle opere scultoree della produzione più recente alle immagini religiose: la Gagosian Gallery presenta fino al 15 maggio «New Alters: Reworking Devotion», una mostra di nuovi dipinti e sculture di Titus Kaphar. Organizzata nella sede di Grosvenor Hill a Mayfair, è la prima personale del giovane artista afroamericano a Londra. Attraverso la decostruzione dei soggetti e dei supporti tradizionali dell’arte occidentale, Titus Kaphar (Kalamazoo, 1976) firma ritratti il cui tema di fondo è sempre la discriminazione razziale, che si esprime applicando tecniche distruttive a materiali eterogenei che vengono tagliati, strappati, cancellati, cuciti e avvolti per enfatizzarne la fisicità.

Dipinti, sculture e installazioni si ispirano al passato, ma Kaphar ricostruisce le narrazioni con nuovi codici e innovazioni formali con lo scopo di svelare tutte le contraddizioni del presente. Le sue opere e gli ideali da esse veicolati ben si inseriscono all’interno della lotta per i diritti delle persone di colore promossa dal movimento attivista Black Lives Matter, divenuta più che mai attuale in seguito agli episodi di violenza a sfondo razziale verificatisi nel corso degli ultimi anni negli Stati Uniti.

La carriera espositiva. Artista e attivista, personalità poliedrica simbolo della lotta per la libertà di espressione, nel 2020 figura alla 20ma posizione nella classifica di ArtReview, il ranking annuale delle persone più influenti nel mondo dell’arte. Non a caso, proprio a partire dal 2020, inizia la sua collaborazione, pressoché in esclusiva, con Gagosian, che ha giocato un ruolo fondamentale nei successi più recenti di Kaphar, tra cui l’apparizione del suo lavoro «Analogous Colors» sulla copertina del «Time» di giugno 2020. Gagosian, oltre a supportare Kaphar da un punto di vista prettamente artistico, condivide con l’artista il suo impegno nel sociale, sostenendo NXTHVN (Next Haven), un centro artistico senza scopo di lucro fondato nel 2015 da Kaphar, Jason Price e Jonathan Brand nel quartiere Dixwell di New Haven, nel Connecticut. L’iniziativa, sostenuta da diverse istituzioni americane, tra cui la Andrew W. Mellon Foundation e la Robert Rauschenberg Foundation, offre borse di studio, residenze e opportunità di sviluppo ad artisti a inizio carriera.

Il mercato. Gli importanti traguardi raggiunti nel 2020 segnano anche il successo commerciale di Titus Kaphar. Entrati per la prima volta nel mercato secondario nel 2013, i suoi lavori fecero sporadicamente la loro comparsa all’interno dei cataloghi d’asta fino al 2019. Se ne contano infatti solamente 8, alcuni dei quali rimasti invenduti. La grande svolta arriva nel 2020, quando Titus Kaphar ottiene il suo primo risultato a sette cifre (4.671.865 dollari) con la vendita di 19 opere e un aumento esponenziale del fatturato rispetto all’anno precedente. Non a caso gran parte dei suoi top lot risalgono al 2020, tra cui il suo secondo record d’asta, «Page 4 of Jefferson’s “Farm Book”» (2018), battuto a New York da Sotheby’s per 690mila dollari, raddoppiando la stima massima (200-300mila).

Nel 2021, tra i 15 lotti venduti, c’è anche il suo record d’asta di 850mila dollari raggiunto da Phillips a New York con l’opera «Untitled III» (2015). Dei 42 lavori scambiati in asta, quasi la metà (18) sono stati aggiudicati tra i 100mila e i 500mila dollari mentre il 24% (10) è stato venduto per una cifra compresa tra 10-50mila.

© Riproduzione riservata Titus Kaphar. Foto di Sasha Arutyunova
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