Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoli«Ciò che resta» è il titolo della mostra di Gregorio Botta alla galleria Il Ponte, a cura di Andrea Aliprandi e corredata da un testo di Lea Mattarella. Il sessantaduenne artista, napoletano di nascita ma romano di adozione, presenta, fino al 24 luglio, lavori pensati per quello spazio, che creano un percorso poetico, per levità e rarefazione.
Le installazioni composte dai consueti elementi da lui utilizzati quali acqua, vetro, cera, ferro, piombo, danno vita a una sospensione di immagini e suoni. Il titolo stesso evoca il tono del sentimento sotteso a quei lavori, un canto sospeso che quasi «trasfigura» la materia nei quali sono composti, tale che il visitatore è guidato ma al tempo stesso lasciato libero di comporre una sua visione, a conferma di un interesse sempre dimostrato da Botta nei confronti del rapporto tra spazio e fruitore.
Fin dalla prima personale nel 1991 alla Galleria Il Segno, Botta non ha cessato di sviluppare la sua ricerca sui materiali, dalla cera al fuoco, scegliendo ricorrenti elementi archetipici, indagando il rapporto con la storia, la classicità e la memoria e trattando al contempo la letteratura e l’uso della parola stessa come materie da plasmare.
Altri articoli dell'autore
Identità culturale e linguaggio sono i temi dell’artista indiana, la tensione e il limite nel tempo e nello spazio quelli del vicentino. All’Arco dei Becci il colombiano che da ragazzino dipingeva con i numeri
Per il riallestimento del Salone nel Museo del Bargello, su quasi 2mila metri quadrati di superfici, pareti, volte, decorazioni architettoniche (costoloni e balze) ed elementi lapidei, sono state coinvolte professionalità interne ed esterne al museo
Strumentazioni avanzatissime svelano inattesi dettagli sotto la superficie pittorica: un convegno in corso a Firenze conferma come l’aspetto conoscitivo della tecnica sia fondamentale per la lettura del contenuto dell’opera, aprendo un nuovo capitolo di studi
In due giornate di convegno, il 15 e il 16 aprile, si farà il punto su quanto è emerso in quattro anni di analisi diagnostiche e restauri degli affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi nella Chiesa di Santa Maria del Carmine