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Il signore del Diaframma

Walter Guadagnini

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Sono quelle figure che non hanno tempo, quelli che esistono da sempre e supponi che sempre esisteranno, non se ne ricorda bene la data di nascita fino a quando non c’è un anniversario, o fino a quando non scompaiono: così era Lanfranco Colombo, che c’è sempre stato, ed è scomparso il 7 aprile, dopo 90 anni (era nato a Milano nel 1924) vissuti tra l’azienda paterna prima, la passione per gli sport, e infine l’amore per la fotografia e per la moglie Giuliana Traverso (celebre fotografa, nel 2011 gli aveva dedicato il volume Fotogrammi di una vita, edito da Allemandi), con la quale dal 2006 viveva a Genova.

Lanfranco Colombo non è stato soltanto un personaggio capitale per la fotografia italiana; è una figura destinata a rimanere nelle storie della fotografia perché nel 1967 ha fondato «il Diaframma» la prima galleria privata europea interamente dedicata a questo linguaggio, a Milano, in via Brera. Ed è incredibile pensare come questo primato spetti a un Paese fotograficamente arretrato come l’Italia, elemento che rende l’intuizione del personaggio ancora più significativa, e che spiega anche il perché di una vita della galleria sempre ai limiti della sopravvivenza, in assenza totale di contesto, fino a quando l’avventura non si chiuderà nel 1992.

Ma quei primi anni, sono la storia della fotografia italiana: Paolo Monti il primo a esporre, poi De Biasi, Mulas, Antonioni, tutti nel 1967, poi persino Ed van der Elsken nel 1968, Giacomelli, Cresci, D’Alessandro nel 1969, i giovanissimi Franco Vaccari e Basilico nel 1970, insieme ad Arthur Rothstein, Mary Ellen Mark, Leslie Krims...

Insieme alla galleria, Colombo ha anche fondato la versione italiana della rivista «Popular Photography» nel 1966, trasformandola nei contenuti per renderla prima e pionieristica fonte di informazione e palestra di scrittura (così come la galleria fu palestra di esposizioni), e poi modificandone la testata in «Il Diaframma Fotografia Italiana», a segnare il legame indissolubile tra le due facce di una stessa medaglia. Da quei momenti in poi, Lanfranco c’è sempre stato, con la sua conversazione brillante, gli aneddoti, le discussioni, la macchinetta fotografica a portata di mano, a vivere un mondo.

Walter Guadagnini, 04 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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