Il Postwar Modern britannico sotto una nuova luce

Al Barbican Centre «New Art in Britain», un allestimento in 14 sezioni, dedicate a temi quali il corpo, la condizione postatomica e il paesaggio urbano bombardato

Frank Bowling, «Big Bird», 1965. Victoria Gallery & Museum, University of Liverpool. © Frank Bowling. All Rights Reserved, DACS 2021, Foto Cortesia della Victoria Gallery & Museum, University of Liverpool
Federico Florian |  | Londra

In occasione del suo 40mo anniversario, il Barbican Centre inaugura un’importante mostra collettiva che guarda sotto una nuova luce all’arte prodotta in Gran Bretagna nel secondo dopoguerra. Sono anni di austerità, di ricostruzione e ripresa, soprattutto in una città come Londra, devastata dai bombardamenti e dalla popolazione decimata. La stessa Barbican Estate, sede dell’attuale centro culturale, sorse come nuovo complesso residenziale per «riempire» il vuoto urbano provocato dal blitz.

«Postwar Modern: New Art in Britain, 1945-1965» (dal 3 marzo al 26 giugno) mette in evidenza l’attitudine sperimentatrice di artisti segnati dal trauma bellico e desiderosi di reimmaginare il mondo attraverso nuove forme, materiali, immagini. 200 le opere esposte, fra dipinti, sculture e fotografie, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, e realizzate da 48 attori diversi: da superstar dell’arte internazionale come Bacon, Freud e Hockney a figure di nicchia e meno note al pubblico generalista, soprattutto donne (per fare qualche nome: Jean Cooke, Eva Frankfurther, Gillian Ayres, Kim Lim e Magda Cordell).

Ma non solo: ad artisti che trovarono rifugio politico in Inghilterra per fuggire al nazismo (Frank Auerbach e Franciszka Themerson) si accompagna una delegazione di pittori che abbandonarono gli avamposti di un impero, quello britannico, sul punto di sgretolarsi (Francis Newton Souza, Frank Bowling, Avinash Chandra e Aubrey Williams).

«Il periodo del dopoguerra in Gran Bretagna necessitava di una radicale rivisitazione, dichiara la curatrice Jane Alison. E ciò è stato possibile concentrandosi sull’elemento del “nuovo” e sulla sensibilità che si andava definendo a quell’epoca, ponendo in dialogo figure marginalizzate dal discorso storico artistico con artisti ampiamente riconosciuti». Il percorso espositivo si snoda in 14 sezioni, dedicate a temi quali il corpo, la condizione postatomica e il paesaggio urbano bombardato. E così conclude la curatrice: «“Postwar Modern” richiama la situazione attuale di un Paese che cerca di superare una crisi. Spero che questa mostra sia per molti una rivelazione».

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