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Antonio Aimi
Leggi i suoi articoliStaremo a vedere, ma è facile prevedere che la chiave di lettura delle prossime aste di arte africana e oceanica che Sotheby’s e Christie’s terranno a Parigi rispettivamente il 2 e il 3 dicembre sarà la dialettica tra pedigree e qualità intrinseca delle opere e la dialettica tra le due case, con Christie’s molto più sbilanciata verso il primo corno della questione, forse per via della storia stessa dei reperti che vengono presentati in questa tornata.
Le due aste sono abbastanza simili: Sotheby’s mette in vendita 84 reperti, Christie’s 100. Qualità e prezzi, più o meno, presentano lo stesso ventaglio.
Prima di essere necessariamente obbligati a parlare dei pezzi più importanti, occorre dire che in entrambe le aste sono messe in vendita opere con un buon rapporto qualità/prezzo, come il gruppo dei tre ornamenti frontali delle Isole Salomone (Sotheby’s, stima 4mila-6mila euro) o il gruppo dei tre martelli Baulé (Christie’s, stima 4mila-6mila euro). In ogni caso è evidente che i commenti su queste due aste si focalizzeranno sui top lot. Sotheby’s ne propone due: il primo è formato da due sculture provenienti dalla collezione Delen raffiguranti il re e la regina del regno di Batufam (stima 1.300.000-1.600.000 euro), il secondo da un reliquiario Fang proveniente dalla collezione Charles Ratton (stima 400mila-500mila euro).
Quelli di Christie’s sono tre: un reliquiario Fang proveniente dalla collezione Paul Guillaume (stima 2.000.000-3.000.000 euro), un reliquiario Kota proveniente dalla collezione Kerchache (stima 850mila-1.250.000 euro) e una maschera dello Stretto di Torres raccolta in situ da un missionario inglese attorno al 1870 e poi, tra l’altro, entrata nella collezione Jolika (stima 750mila- 1.200.000 euro). In linea di massima queste stime non stupiscono, perché, come sanno i nostri lettori, sono in linea con le opere di fascia alta, quella subito al di sotto dei capolavori dell’arte «altra».
Ciò che stupisce è proprio il rapporto qualità/prezzo, soprattutto nel caso di Christie’s, fortemente condizionato dal pedigree. Naturalmente il mercato riconosce al prezzo di un’opera d’arte il valore aggiunto rappresentato dalla sua storia collezionistica; sorprende, tuttavia, soprattutto nel caso delle stime di Christie’s, il peso del pedigree rispetto al prezzo che la stessa opera avrebbe se fosse posta sul mercato senza notizie sul suo passato. Per rendersi conto della questione è sufficiente confrontare i due reliquiari Fang che si sfideranno tra pochi giorni. A chi scrive e ad alcuni collezionisti quello di Sotheby’s, che pure non ha un’origine da poco, appare chiaramente migliore di quello della casa rivale, eppure è stimato cinque-sei volte di meno. Premesso che in questi casi non esistono verità «oggettive», anche se dovrebbe far testo la comunità degli addetti ai lavori, sarà interessante vedere quale sarà il giudizio del mercato. Lo sapremo la sera del 3 dicembre.
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