Il pericolo che ci salva

Nella mostra «Cromocracy» da Spazio Castello Gallery, il cubano Abel Herrero trasmette gli echi bellici della situazione internazionale in atto

Una veduta della mostra di Abel Herrero da Spazio Castello Gallery a Venezia
Camilla Bertoni |  | Venezia

I sacchi di sabbia accatastati addosso alle vetrine anticipano la sensazione di caos dentro il quale si precipita una volta varcata la soglia ed entrati nella prima stanza della mostra «Cromocracy» da Spazio Castello Gallery (Castello 1636, fino al 31 ottobre).

Abel Herrero (Cuba, 1971) ha voluto amplificare l’inquietudine di una stanza da letto a soqquadro attraverso il dipinto che sta appeso alla parete: un monocromo rosa con un’enorme esplosione. Impossibile non percepire gli echi bellici della situazione internazionale in atto: principi di pace, basati su relazioni rispettose e diplomatiche tra popoli e confini, che si davano per assodati nel mondo occidentale, sono saltati in un attimo.

E altri, come trasparenza e libertà, tremano fortemente: entrati nel secondo ambiente della mostra, il volto sofferto di Julian Assange ci parla di situazioni critiche e inquietanti. Poco rassicuranti risultano anche i monocromi con i colori da stampa alla massima saturazione che nascondono i codici e gli algoritmi che governano il mondo e l’informazione.

«Herrero, scrive nella presentazione Andrea Cortellessa, con la drasticità laconica che da sempre lo contraddistingue, pare dirci che nessuno spazio di libertà sia oggi ipotizzabile. Eppure un dettaglio, solo in apparenza naturalistico, forse ci dice qualcosa di diverso. I sacchi di sabbia che ha voluto aggiungere all’insieme, infatti, sono un segno di resistenza: una resistenza affidata a quello stesso colore che, nella stanza adiacente, ci satura del suo rumore. Dov’è il pericolo, sempre, cresce anche ciò che dà salvezza».

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