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Il museo riaperto dagli italiani

Federico Castelli Gattinara

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Volume divulgativo ma molto ben fatto quello che celebra LIraq Museum di Baghdad dedicato agli interventi italiani grazie ai quali si è arrivati alla riapertura di un anno fa. Si è trattato di una resurrezione dopo gli scempi scolpiti nella memoria di tutti di quel terribile aprile 2003 quando, con l’arrivo delle truppe anglo-americane in città, il museo fu colpevolmente lasciato indifeso per cinque giorni, preda di saccheggi e selvaggi atti vandalici. 

Il museo custodisce opere d’inestimabile valore, testimonianze dei primordi della civiltà dell’uomo, di quella terra oggi tra le più martoriate ma che in antico era uno dei luoghi più belli, il giardino dell’Eden, Baghdad la città delle Mille e una Notte e, nel suo centro, il museo dove meglio «era possibile seguire la linea evolutiva della prima Storia secondo un filo sequenziale di assoluta continuità», ricorda Giuseppe Proietti.

Il volume, edito da Apice libri, è stato scritto da Carlo Lippolis e Stefano de Martino, docenti dell’Università di Torino e rispettivamente presidente e direttore scientifico del Centro ricerche archeologiche e scavi di Torino (Crast), Roberto Parapetti, presidente di Monumenta Orientalia e direttore del Centro italo-iraqeno per il restauro dei monumenti, e Gianluca Capri.

Sì, perché è proprio grazie al Crast, attivo in Iraq fin dagli anni Sessanta, a Monumenta Orientalia e naturalmente all’Iscr che si deve la rinascita del museo e non solo, oggi celebrata da questo volume a dieci anni dall’effettiva partenza dei lavori. Lavori seguiti tappa dopo tappa dal nostro giornale, che ottennero un primo grandioso risultato nel 2008 con il riallestimento della grande galleria assira (insieme alla Galleria Islamica e al cortile centrale), seguita più tardi dalla seconda galleria Assira, con lavori svolti in entrambi i casi dall’ottima impresa irachena di Ala’ Anbaki. E che oggi proseguono in un cortile laterale con la ricostruzione corretta, che sarà completata entro l’estate su progetto di Parapetti, della sala di preghiera della madrasa al-Mirjaniya, tra le poche testimonianze della Baghdad medievale, demolita nel 1946.

Rimangono ancora da fare le sale del secondo piano, tra cui la sala sumerica con i reperti più antichi, mentre il laboratorio di restauro che è stato realizzato ha ancora centinaia di metri di scaffalature pieni di pezzi da restaurare.
Intanto negli ultimi due anni si è individuato, restaurato ed è in via di arredo in pieno centro storico un edificio (attiguo a quella che fu la prima sede dell’Iraq Museum fondato nel 1923 da Gertrude Bell) ora pronto a ospitare i due istituti italo-iracheni che dal 1969 si occupano di studiare e salvaguardare il patrimonio del Paese, quello di Scienze Archeologiche e quello per il Restauro dei Monumenti. 

Il volume ricuce, con belle foto storiche e attuali, l’intera storia della Mesopotamia, la tragedia che dal 1990 (prima Guerra del Golfo) ha devastato l’Iraq e la sua rinascita, cultura contro la barbarie.

L’Iraq Museum di Baghdad. Gli interventi italiani per la riqualificazione di un patrimonio dell’umanità
di Carlo Lippolis, Stefano De Martino, Roberto Parapetti e Gianluca Capri
184 pp., 145 ill.
Apice libri
Sesto Fiorentino 2016
€ 24,00

Federico Castelli Gattinara, 08 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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