Il mondo ispanico in trasferta a Londra

La Royal Academy è l’ultima tappa di una mostra itinerante con opere dell’Hispanic Society Museum & Library di New York, ente temporaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione

«Visioni di Spagna (bozzetto)» (1912-13), di Joaquín Sorolla (particolare)
Sandra Romito |  | Londra

I complessi lavori di ritrutturazione dell’edificio dell’Hispanic Society Museum & Library a New York hanno come effetto collaterale l’arrivo a Londra di una straordinaria selezione di opere della sua collezione, nella mostra «La Spagna e il mondo ispanico. Tesori del Museo e della Biblioteca della Società Ispanica», che la Royal Academy of Arts presenta fino al 10 aprile nell’ultima tappa di un tour iniziato a Madrid nel 2017. Curata da Markus B. Burke e Patrick Lenaghan, la mostra è la rappresentazione dello spirito del suo fondatore: nata nel 1904, l’Hispanic Society è il sogno avveratosi di uno dei più grandi filantropi americani, Archer Milton Huntington (1870-1955), che appena dodicenne già scriveva sul suo diario: «Penso che un museo sia la cosa più grandiosa del mondo. Mi piacerebbe vivere in un museo».

Si susseguono più di 150 opere, partendo dalle terrecotte della prima età del Bronzo che segnano l’inizio cronologico dell’esposizione. Nella medesima sala, un busto romano proveniente dai dintorni di Siviglia impone subito un salto di epoca e tipologia che diventa il leitmotif della mostra. Poco più in là, infatti, una seta Alhambra tessuta intorno al 1400 e piatti quattro-cinquecenteschi dialogano con diversi battiporta tardorinascimentali, a dimostrazione dello splendore della Spagna moresca.

Diverse mappe introducono la Spagna delle conquiste (notevole quella di Giovanni Vespucci del 1526) e di lì tre sale esplorano la nuova cultura venutasi a creare nel Nuovo Mondo, quando alle nuove idee imposte dagli europei rispondono artisti e artigiani locali: scrittoi da viaggio, ceramiche, argenti, tutti di varia epoca, funzione e qualità. Di notevole interesse la tecnica delle «Nozze di Cana», opera del messicano Nicolás de Correa datata 1696: un «enconchado», ossia un dipinto su tavola preparata con intarsi di madreperla. Straordinarie anche le quattro piccole figure lignee attribuite all’ecuadoregno Manuel Chili, datate intorno al 1775: un’acquisizione recente, a dimostrazione di come sia forte l’intenzione dell’Hispanic Society di ampliare la parte sudamericana della collezione.
«I quattro destini dell’uomo: anima in Inferno» (1775 ca), attribuito a Manuel Chili, detto Caspicara
Molti sono i dipinti spagnoli che hanno viaggiato sino a Londra e nel salone principale si passa da Morales a El Greco, a Velázquez, a Zurbarán. Teche che contengono grandi fonti battesimali, apparati sacri, gioielli e manoscritti (spicca il rarissimo Libro d’Ore nero della seconda metà del Quattrocento) che movimentano lo spazio. Si arriva quindi a Goya, ben rappresentato dai maestosi ritratti della Duchessa d’Alba e di Manuel Lapeña, come pure da quello più intimo del corista della Cattedrale di Toledo, Pedro Mocarte.

Concludono l’esposizione opere di Fortuny, Zuloaga e Sorolla. Quest’ultimo conobbe Huntington a Londra nel 1908 e si trattò di un incontro fondamentale, che qualche anno dopo portò alla commissione delle 14 grandi tele con scene di vita contemporanea in Spagna e Portogallo, una gloria del museo.

© Riproduzione riservata «Ritratto della Duchessa di Alba» (1797), di Francisco de Goya
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