Per l’ottavo centenario della morte di san Domenico, da 2 ottobre al 5 dicembre a Palazzo Davia Bargellini la mostra «Fuori dai cori. Tre “quadri di tarsia” di fra Damiano Zambelli da Bergamo», a cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Lorenzo Mascheretti e Massimo Medica, presenta tre opere del «principe degli intarsiatori» fra Damiano Zambelli (Bergamo, 1480-Bologna, 1549): due tarsie di collezione privata con la Flagellazione e la Crocifissione per la prima volta affiancate alla seconda Crocifissione del commesso ligneo del museo (1530-40).
La produzione artistica di fra Damiano brillò nella prima metà del XVI secolo; non rinchiusa fra i tradizionali arredi liturgici e presbiteriali, «uscì dai cori» con l’invenzione dei «quadri di tarsia», speciali commessi di legni pregiati e policromi (tecnica all’«incrocio di tutte le arti», per citare André Chastel), rivolti al collezionismo privato più ricercato, con estimatori tra sovrani come Carlo V, Alfonso d’Este e Paolo III e «intellettuali di grido» come Francesco Guicciardini, Leandro Alberti e Sabba da Castiglione. La mostra si espande poi nel Coro della Basilica di San Domenico, poiché i tre mosaici lignei derivano dalle composizioni che costellano il capolavoro di fra Damiano: il Coro di San Domenico, eseguito con aiuti a partire dal 1537 e terminato nel 1547.
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