Il corpo secondo Gormley
Nel Musée Rodin un fitto dialogo tra l’artista inglese e il padre della scultura moderna

Il Musée Rodin apre le porte ad Antony Gormley, lo scultore londinese che da più di quarant’anni esplora la forma umana e come essa si inserisce nello spazio. La raccolta di opere scelte invadono tutti gli spazi dell’Hôtel Biron, dalla galleria dei marmi ai giardino. Con la mostra «Antony Gormley. Critical Mass», allestita dal 17 ottobre al 3 marzo 2024, il museo parigino intende dunque aprire il dialogo tra due artisti, Gormley, oggi 73 anni, e Auguste Rodin (1840-1917), che in questo palazzo visse dal 1908 alla sua morte, che condividono lo stesso interesse per il corpo umano, posto al centro di tutte le loro ricerche e della loro opera.
«Quando un buon scultore modella i corpi umani, non rappresenta solo la muscolatura, ma anche la vita che li riscalda», diceva Rodin. «Il motivo per cui Rodin rimane una fonte essenziale di ispirazione e di rinnovamento per la scultura, ha osservato Gormley, rispondendo all’invito del museo, è il modo in cui l’ha liberata, combinando tecniche e materiali antichi e moderni in modo straordinariamente premonitore. Con le sue innovazioni, il padre della scultura moderna ha spinto al limite la libertà di sperimentare, ha utilizzato le nuove tecniche di riproduzione rese possibili a suo tempo dallo sviluppo industriale».
L’installazione principale della mostra è «Critical Mass II» (1995), composta da 60 sculture di ferro in cui l’artista riproduce, a grandezza naturale, le dodici posizioni fondamentali del corpo umano, in piedi, in ginocchio, in posizione fetale, steso supino o ancora accovacciato. L’opera si snoda tra la sala delle mostre temporanee e il giardino. Qui, 12 sculture sono allestite in modo lineare come se si stessero dirigendo verso la «Porta dell’Inferno» di Rodin. Nelle sala, alcuni «corpi» sono sospesi, altri sono gettati a terra o appoggiati al muro.
Secondo Gormley, «Critical Mass II» è «l’esempio più riuscito del mio tentativo di restituire la vita e il suo posto al corpo nell’arte della scultura». Il Musée Rodin espone anche altre sculture di Gormley, come «Burst» (2022) e «Cleave (Net)» (2021) e, nella Galleria dei marmi, sei «Insiders», figure filiformi, nude, ridotte all’essenziale, concentrate, non corpi, ma tracce di corpi. Anche in questo caso il materiale utilizzato è il ferro.
«Che cos’è un Insider?, scrive l’artista sul suo sito web. Un Insider è per il corpo ciò che la memoria è per la coscienza: una sorta di residuo, qualcosa che ci si lascia alle spalle. È un nucleo più che uno scheletro. È un modo per permettere a ciò che è interno al corpo, gli atteggiamenti e le emozioni presenti nella postura o nascosti dal gesto, di rivelarsi. Sono al tempo stesso alieni e intimi». Sono allestiti anche i quaderni di Gormley, con centinaia di schizzi e idee annotati durante gli ultimi 40 anni.
Sempre per proseguire il dialogo tra i due artisti, alcuni studi di Gormley sono esposti accanto a dei modelli di Rodin. Si mettono anche in evidenza le similitudini tra le modalità e le tecniche di lavoro. Allora il calco di gesso realizzato dall’artista britannico per una delle sue sculture è posto accanto al famoso calco della vestaglia che Rodin immerse in un catino di gesso per studiare il drappeggio del futuro «Monumento a Balzac».
