Il contadino Vasilij

Secondo Paolo Bolpagni, curatore della mostra a Palazzo Roverella insieme alla storica dell’arte Evgenia Petrova, le espressioni creative della cultura popolare furono per Kandinskij un’esperienza fondativa

Un particolare di «Improvvisazione 11» (1910) di Vasily Kandinsky
Valeria Tassinari |  | Rovigo

In Italia l’arte di Vasilij Kandinskij è già stata presentata in varie occasioni, ma l’ampia retrospettiva di Palazzo Roverella, che si protrarrà per tutta la stagione primaverile (dal 26 febbraio al 26 giugno), ha l’obiettivo di superare la convenzionale conoscenza della ricerca del pittore, classificata per segmenti cronologici e stilistici, per restituire un profilo più organico, per certi versi inesplorato, della sua poetica.

«Si parte dall’esperienza, per lui assolutamente fondativa, di conoscenza dell’arte popolare russa, sottolinea Paolo Bolpagni, curatore della mostra insieme alla storica dell’arte Evgenia Petrova, del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, perché è attraverso le espressioni creative dei popoli della Siberia, della loro cultura contadina, delle case e dei mobili variopinti visti dall’artista durante una spedizione di lavoro nel territorio della Vologda, che si sono fissati gli archetipi del suo immaginario. L’eco di quelle suggestioni, delle quali in mostra richiameremo la forza anche attraverso oggetti di natura etnografica, è un fil rouge che possiamo ritrovare in tutte le fasi della sua produzione artistica, anche dove potrebbe sembrare meno evidente. A questa componente etnografica si lega anche la radice spiritualistica, di matrice teosofica, che è l’altro asse portante della poetica dell’artista sia nelle fasi figurative sia in quelle astratte, per tutta la sua vita».

Una divisione tra figurazione e astrazione mai definitiva, perché anche quando il linguaggio si fa più radicalmente avanguardista, se si presta attenzione si possono continuare a leggere evocazioni di quel repertorio mitico e fiabesco per lui così identitario, tanto che anche nei periodi di maggior rigore geometrico è possibile trovare parentesi in cui la sua produzione ritorna sui temi e sulle figure della fiaba popolare. Come nella rara serie di piccole opere su vetro del 1918, che Bolpagni segnala come una delle sale più significative della mostra proprio perché «in piena avanguardia Kandinskij si sente libero di reinterpretare il figurativo della tradizione, con personaggi come la donna cavaliere».

Tra i nuclei tematici in cui si struttura il percorso espositivo, nel ripercorrere i momenti salienti della biografia creativa dell’artista non manca un importante focus sul determinante rapporto con il compositore Arnold Schönberg, del quale sono esposte anche opere pittoriche. In mostra, infatti in aggiunta agli oltre sessanta dipinti di Kandinskij tra i quali numerosi di grande rilievo, si possono apprezzare anche i lavori dei suoi amici più stretti, come Marianne von Werefkin e Alexej von Jawlensky. Di respiro internazionale i prestiti, che vengono da musei e collezioni private, e il catalogo edito da Silvana, con contributi dei curatori e di esperti di livello europeo. La mostra è promossa per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con la collaborazione del Comune di Rovigo.

© Riproduzione riservata Un lavoro su vetro di Kandinskij del 1918
Altri articoli di Valeria Tassinari