Il colonnato di San Pietro e le «rovine» in testa

OGGETTI PER LA BELLEZZA NELL'ARTE | L’importanza dell’acconciatura e dei monili da testa

Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano
Paola Venturelli |

Nel celebre romanzo Corinne au l’Italie (1807) di Anne-Luise Germaine Necker, baronessa de Staël (1766-1817), Lord Oswald Nelvil visita Roma guidato dall’affascinante e anticonvenzionale poetessa Corinna, intenzionata a «iniziare» il giovane gentiluomo scozzese al culto delle vestigia antiche e all’arte. «Oswald sentì un’emozione affatto straordinaria nell’arrivare in faccia a S. Pietro… la più grande fabbrica che gli uomini abbiano innalzato... attorniata di colonne svelte in lontananza, massicce e grosse da vicino».

Niente cartoline, macchine fotografiche o smartphone per ricordare a Lord Oswald o ai viaggiatori del Grand Tour tornati in patria la grandiosa bellezza sulla quale i loro occhi si erano posati. Tutt’al più stampe, disegni, acquarelli, più o meno di qualità. Passando dal macro (dei monumenti e delle emozioni) al piccolissimo, ecco allora il micromosaico: tecnica perfetta per realizzare souvenir del soggiorno italiano con le più suggestive vedute di Roma (ma non solo), soprattutto se usata in oggetti di modeste dimensioni da portare con sé o indossare, tipo tabacchiere o monili.

Tradizionalmente riferita a Giacomo Raffaelli (1753-1836), attivo presso lo Studio Vaticano del Mosaico istituto nel 1727 alle dipendenze della Reverenda Fabbrica di San Pietro, usa la «filatura» dello smalto, reso malleabile dal calore e modellato in sottili bacchette, poi ridotte in piccoli segmenti, anche inferiori al millimetro. Accostati pazientemente con l’aiuto di pinzette vengono a comporre scene figurate dal vivace naturalismo che possono venire incastonate entro montature di metallo prezioso, trasformandosi in gioielli raffinati, come il pettine ornamentale della Collezione Antonini, recentemente donato con altri al Museo delle Culture di Lugano.

Il pettine appartiene alla grande categoria degli ornamenti da testa che, attestati in tutte le culture del mondo, costituiscono un elemento fondamentale nel corredo di oreficeria femminile, carico di valori simbolici. Laicizzatisi, in ambito neoclassico convivono con capigliature acconciate «all’antica», come quella sicuramente sfoggiata da Corinna quando, nella sua casa romana «situata in Trastevere un po’ più in là del castel S. Angiolo», appare al depresso Lord Oswald Nelvil con «i capelli ornati da cammei», immediatamente conquistandolo.

L’appassionata protagonista del romanzo di Madame de Staël, «il libro favorito» dalla sorella del «giovane favoloso», Paolina Leopardi, avrebbe potuto acquistarli in uno dei numerosi atelier di intagliatori dislocati intorno a piazza di Spagna e a piazza del Popolo, dove si smerciavano e producevano anche cammei in conchiglia, il materiale con cui è realizzato un altro pettine da testa della Collezione Antonini ora a Lugano. Rappresenta l’antico rito dell’acconciatura delle spose romane.

La pettinatura costituiva un atto di grande importanza, carico di forti valenze simboliche, affidato all’«ornatrix». Maneggiando gli aghi crinali, specie di spilloni riservati alla divisione in ciocche («acus discriminalis»), o al fissaggio della chioma («acus crinalis»), sottoponeva i capelli a laboriose operazioni, dividendoli in bande, intrecciate e raccolte alte a cono sulla sommità del capo. Con qualche variante e sotto il titolo «Toeletta di Nausicaa», forse su disegno dello scultore John Gibson (1790-1866), la scena torna nel cammeo in onice del diadema al Metropolitan Museum di New York, firmato dal celebre incisore di cammei Luigi Saulini (1819-83), appartenente a una dinastia operosa per facoltosi committenti anche con esemplari in micromosaico, inserito in una montatura d’oro a foglie di quercia eseguita dai Castellani, la famiglia di orafi romani celebre per aver restaurato la collezione Campana.

Vestita «come la Sibilla del Domenichino», dopo avere pronunciato la sua «canzone» con «parole italiane, brillanti come un giorno festivo», la poetessa Corinna venne solennemente incoronata «in Campidoglio». Un movimento improvviso le fece scivolare dalla testa la corona, prontamente raccolta da Lord Oswald. Cupido con l’arco era in agguato e scoccò la sua freccia.

© Riproduzione riservata Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Particolare a micromosaico di un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano Un pettine della Collezione Antonini, Museo delle Culture, Lugano. © 2020 Musec - Museo delle Culture, Lugano
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