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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliNello stadio di Domiziano una mostra contro il commercio illecito
Sporco e abbandonato per anni, recuperato e riaperto dal 2014 grazie ai privati (la società MKT21), che in cambio di un investimento di 1,5 milioni di euro hanno avuto una concessione per 9 anni dalla Soprintendenza capitolina, i ruderi dello Stadio di Domiziano sotto piazza Navona sono uno spazio restituito alla città che vale senz’altro una visita.
L’occasione è una mostra di oltre 200 reperti archeologici recuperati dalla Guardia di Finanza, molti al Porto Franco di Ginevra, o scavati recentemente a seguito dell’individuazione di siti prima sconosciuti.
«Symbola. Il potere dei simboli», ospitata fino al 15 aprile, espone materiale in gran parte inedito e molto eterogeneo, una specie di campionario dello scavatore clandestino che ci ricorda di non abbassare la guardia su un commercio illecito (dei beni culturali) che è stabile al terzo posto tra gli introiti delle mafie, superato solo da armi e stupefacenti.
I reperti, custoditi nei caveau della Guardia di Finanza, provengono da svariate parti d’Italia, mutilati dei loro contesti. Sono organizzati in quattro aree tematiche, il mondo magico-religioso, politica e società, i riti funerari e l’alimentazione, in omaggio a Expo.
Interessanti i pezzi provenienti dalla stipe votiva di Pantanacci, vicino Lanuvio a sud-est di Roma, conosciuta dalle fonti ma scoperta tre anni fa grazie a un’operazione contro una banda di tombaroli. Dal santuario arrivano pezzi rari come i frammenti in tufo di un grande serpente sacro e terrecotte votive di cavi orali considerate pezzi unici.
Varie le curiosità in tutte le sezioni, gli «aes-rude», sorta di premonete costituite da grumi di bronzo, rari dischi da corazza di produzione abruzzese (V secolo a.C.), un’antefissa etrusca con ritratto del defunto, uno splendido elmo apulo-corinzio, e ancora ceramiche greche, apule ed etrusche, bronzi, gioielli in paste vitree, monete e molto altro.
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