Iberico ma poi romano

Il sito di Torreparedones attende di valorizzare le scoperte, frutto di trent’anni di scavi

Il portico nord con la Basilica nel sito di Torreparedones in Andalusia
Roberta Bosco |

Baena (Spagna). Questa volta il Coronavirus non c’entra. Già lo scorso settembre il sito di Torreparedones in Andalusia, aveva ricevuto l’autorizzazione per iniziare gli interventi destinati a valorizzare le scoperte realizzate in trent’anni di scavi.

Grazie ai fondi dell’1,5% culturale per la conservazione del patrimonio storico, il parco archeologico avrebbe dovuto ricevere dallo Stato 920mila euro, cioè il 75% della spesa totale (poco più di 1,2 milioni). Purtroppo i soldi per trasformare il sito in un importante richiamo turistico non sono mai arrivati.

Sono arrivati invece il Covid e il ministro della Cultura José Manuel Rodríguez Uribes, che lasciano presagire un futuro tutt’altro che roseo per quest’insediamento iberico e poi romano, probabilmente con il nome di Virtus Iulia, del quale è stato portato alla luce solo il 10%.

Secondo il comune di Baena era previsto intervenire sul Foro, sulla piazza antistante e sugli edifici che lo compongono: la Curia, la Basilica, il Tempio e l’Edicola della Concordia. Inoltre l’Università di Cordova aveva in programma di scavare l’anfiteatro dove la città romana celebrava i combattimenti dei gladiatori (sono stati trovati caschi e frammenti di armi), che secondo uno studio realizzato dall’équipe dell’archeologo Antonio Monterroso-Checa si troverebbe fuori dalle mura.

Un altro degli edifici del sito in cui s’intende intervenire è il castello medievale di Castro el Viejo, che richiede un sistema per impedire alle acque piovane di continuare a deteriorare le rovine. L’ultimo intervento approvato riguarda le terme romane: le sorgenti calde saranno coperte, si recupererà il volume originale delle pareti e si ricollocheranno alcune cornici nella loro posizione originale, dando anche una maggiore stabilità all’insieme architettonico.

Gli scavi di Torreparedones sono iniziati nel 1987 e dopo una lunga pausa dal 1999 al 2006, sono ripresi nel 2007. Il parco archeologico, diretto da José Antonio Morena, è aperto al pubblico (stato d’allarme permettendo) dal gennaio 2011 e offre le vestigia di tre periodi storici: il periodo iberico con una parete del VI secolo a.C. e un santuario dedicato alla dea Caelestis, dove furono trovati centinaia di ex voto, il periodo romano con i citati resti della Virtus Iulia e il castello di epoca medievale.

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