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I tetti in ardesia di un neoumanista

Michela Moro

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Angelo Vaninetti, nato nel 1924 e morto nel 1997 a Regoledo di Cosio, era un artista schivo, un vero montanaro che ha sviluppato la propria ricerca in solitudine, lontano da ogni corrente. In maniera autentica e moderna ha raccontato la tradizione contadina valtellinese sull’orlo della sparizione, lasciando un resoconto vivido della vita di montagna e del mondo contadino, raffigurandone gli oggetti di uso quotidiano, le baite, i colori scuri del legno e i tetti di ardesia. La Valtellina è stata per Vaninetti un pretesto necessario per interpretare la realtà, per riannodare memorie e identità che non hanno soltanto i colori di un luogo.

Proseguendo un progetto in nuce già prima della scomparsa del pittore, la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese propone la monografica «Angelo Vaninetti. I colori della memoria» curata da Graziano Tognini, nella Galleria Credito Valtellinese di Sondrio. Il Gruppo consta ormai di quattro spazi espositivi: a Milano e a Sondrio due sedi con lo stesso nome: Galleria Credito Valtellinese, fondate entrambe nel 1987; a Fano la Galleria Carifano e ad Acireale la Galleria Credito Siciliano.

Ne parla Cristina Quadrio Curzio, direttrice artistica delle Gallerie insieme a Leo Guerra.

Com’è nata la Fondazione e con quali linee guida?

È nata nel 1998 per volontà del Gruppo Credito Valtellinese e ha come principali interessi l’arte, la formazione e la beneficenza. Lavoriamo nei luoghi di appartenenza della banca, in uno stretto rapporto tra cultura e territorio. Gli interessi artistici della Fondazione confluiscono principalmente sul ’900, la grafica e il design, gli artisti emergenti e il territorio, ad esempio se troviamo un artista marchigiano lo proponiamo a Fano. Le mostre sono interamente prodotte al nostro interno e pensate per i nostri spazi espositivi, sempre gratuite. Sviluppiamo i progetti con collezionisti, prestatori, eredi: la mostra di Vaninetti è realizzata con la figlia dell’artista e la Casa Museo che porta il suo nome. Crediamo nella ricerca e costruiamo progetti per offrire qualcosa di inedito. 

Come risponde il pubblico del territorio?

È vivace e molto attento, forse meno bombardato d’informazioni che altrove; a Sondrio gli spazi espositivi e l’offerta sono pochi, soprattutto le nuove generazioni sono desiderose di personaggi da conoscere, leggono i cataloghi con attenzione, sono interessate, all’occasione pongono molte domande; ci seguono dal 1987, parte del pubblico è cresciuta con noi. 

Pochi mesi prima della morte, Vaninetti scrive nei suoi diari: «Ho sprovincializzato e storicizzato la Valtellina che resta in debito con me. La mia pittura è il mio testamento spirituale. Ho reso protagonisti gli ultimi e invito l’uomo contemporaneo a un nuovo umanesimo, recuperando il cuore e le emozioni. Ritengo che la modernità in arte consista nella perfetta congiunzione di filosofia malinconica e poesia sentimentale».
Forse parte del debito è stata saldata in questa occasione.

Michela Moro, 05 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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