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A cinquant’anni dal Maggio francese, la Galleria Nazionale propone la mostra «È solo un inizio. 1968», aperta dal 3 ottobre al 14 gennaio e curata da Ester Coen
- Federico Castelli Gattinara
- 01 ottobre 2017
- 00’minuti di lettura


I re di Maggio
A cinquant’anni dal Maggio francese, la Galleria Nazionale propone la mostra «È solo un inizio. 1968», aperta dal 3 ottobre al 14 gennaio e curata da Ester Coen
- Federico Castelli Gattinara
- 01 ottobre 2017
- 00’minuti di lettura
Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliIl titolo è insieme il più celebre slogan del Sessantotto e la filosofia dell’istituzione che la presenta, da quando ne è a capo Cristiana Collu. Il Sessantotto fu del resto intreccio vitale di fermenti esistenziali, politici, democratici, utopistici, che proprio nell’arte trovarono uno specchio, con il rifiuto di forme e tecniche tradizionali, delle grandi istituzioni e del sistema dei premi. Si invocava «la gestione democratica diretta delle istituzioni culturali e dei pubblici luoghi di cultura», si contestavano i valori borghesi e la società di massa, si prediligevano azioni collettive e spazi pubblici, i materiali poveri, il Minimalismo, la Land art e il Concettualismo in polemica contro lo status commerciale dell’opera d’arte.
La mostra racconta questo inizio attraverso 65 opere di Acconci, Andre, Angeli, Anselmo, Arbus, Boetti, Calzolari, De Dominicis, Export, Fabro, Flavin, Jonas, Judd, Kaprow, Kosuth, Kounellis, Kusama, LeWitt, Long, Mario e Marisa Merz, Mochetti, Nauman, Ontani, Paolini, Pistoletto, Prini, Schifano, Schneemann, Schum, Smithson, Wiener, Zorio e altri, con due soli inserti dalle collezioni della galleria, riguardanti Patella e Mattiacci.
Nello stesso giorno si inaugurano sul cosiddetto soppalco Aldrovandi due altre mostre. «Renato Guttuso. Un uomo innamorato», a cura di Barbara Tomassi, riunisce i ritratti dell’artista, della moglie Mimise, della madre, di Eugenio Montale e Sarah Bernhardt, oltre a belle tele degli anni Quaranta e bozzetti di quadri celebri come «La Vucciria» e «Fucilazione in campagna». «Palma Bucarelli. La sua collezione», a cura di Marcella Cossu, propone fino al 26 novembre opere degli artisti sostenuti dalla celebre direttrice della Galleria Nazionale d’arte moderna, dalla Scuola romana a Forma Uno e ancora di Capogrossi, Savinio, Hartung, Fautrier, Masson e altri.
Infine nella sale su via Gramsci, in occasione della presidenza estone dell’Unione Europea, arriva dal Museo Kumu di Tallinn la prima grande rassegna europea su Konrad Mägi (1878-1925), tra i maggiori artisti moderni dell’Estonia, Paese che quest’anno festeggia il centenario della nascita della Repubblica.
Dal 10 ottobre al 28 gennaio, per la cura di Eero Epner, sono esposti 80 suoi dipinti, per lo più paesaggi dai colori espressionisti, boschi, prati, specchi d’acqua, ma anche ritratti a olio su tela e opere ispirate al soggiorno in Italia. La vita di Mägi fu drammatica ed eccentrica rispetto alle avanguardie del suo tempo. Nomade per l’Europa, si confrontò con diverse realtà, a partire da quella sorta di comune artistico-libertaria impiantata sulle Isole Åland nel cuore del Baltico, poi a Parigi, in Normandia e in Norvegia. Nel 1920 fu a Venezia, Roma e Capri.