Image
Image

I pentimenti di Tiziano

Fabrizio Biferali

Leggi i suoi articoli

Composto da quattro saggi su Tiziano e su alcuni aspetti della sua sterminata produzione, dalla complessa questione delle repliche, alla presenza del maestro nella bottega, dalle varianti iconografiche di soggetti particolarmente fortunati ai rapporti di committenza con il re di Spagna Filippo II, l’ultimo libro di Andrea Donati getta una nuova luce su un artista di cui si credeva di aver ormai detto e scritto tutto (Tiziano. Indagini sulla pittura, 192 pp., ill., Etgraphiae, Roma 2016, € 48,00).

Ne sono prova le pagine dedicate al processo con cui nascevano le repliche di Tiziano nella sua casa-atelier di Biri Grande a Venezia: come scrive Donati, infatti, quando il pittore «replicava, non lo faceva sempre in modo meccanico» e «la sua mano non è confondibile con quella degli aiutanti, che erano costretti a seguire il dettato del maestro, salvo quando potevano mantenere un certo grado di autonomia». Il suo metodo di lavoro, sottolinea lo studioso, comportava «generalmente una serie di pentimenti, variazioni, improvvisazioni», spinti a tal punto che «con estrema spregiudicatezza Tiziano poteva ribaltare la tela già dipinta e cominciare da capo una nuova figura».

Tra i punti di forza del volume, impreziosito da un notevole apparato fotografico, merita segnalare il capitolo incentrato sulla inedita «Deposizione di Cristo nel sepolcro», un olio su tela autografo derivato dal prototipo del 1558 per Filippo II conservato al Prado.

Fabrizio Biferali, 02 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

I pentimenti di Tiziano | Fabrizio Biferali

I pentimenti di Tiziano | Fabrizio Biferali