I Monument Men della Fondazione Edsel

Dal 2007 un'organizzazione onora l’eredità dei quasi 350 uomini e donne che hanno protetto i monumenti e altri tesori culturali dalla distruzione nella seconda guerra mondiale.

Alcuni soldati recuperano dipinti rubati sotto la supervisione del Monument Man capitano James Rorimer
Maria Sancho-Arroyo |

Tra le orribili notizie che arrivano dall’Ucraina, abbiamo appreso come i musei locali abbiano adottato precauzioni per salvaguardare il loro patrimonio nazionale. Tutto ciò mi ha spinto a scrivere sull’importanza di proteggere l’arte per le generazioni future e sul ruolo dei cosiddetti «Monument Men» che durante la seconda guerra mondiale si impegnarono nel proteggere edifici e monumenti storicamente importanti e nel ritrovare le opere d’arte saccheggiate dai nazisti.

Sono sicura che molti di voi hanno sentito parlare di loro grazie al film diretto da George Clooney. Quello che forse non sanno è dell’esistenza della Monuments Men Foundation For the Preservation of Art, organizzazione americana senza scopo di lucro, creata nel 2007, che onora l’eredità dei quasi 350 uomini e donne che hanno protetto i monumenti e altri tesori culturali dalla distruzione nella seconda guerra mondiale.

La Fondazione è stata creata dal filantropo e autore di bestseller Robert M. Edsel, il cui libro Monuments men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia (417 pp., Sperling & Kupfer, Milano 2013, € 20) è stato l’ispirazione del film omonimo. Proprio attraverso il film la Fondazione è riuscita a far conoscere in tutto il mondo questo gruppo straordinario di uomini e donne.

E per dare continuità e favorire la diffusione, dal 2018, l’ineguagliabile collezione di materiale della Fondazione stessa, che comprende 230 manufatti e 6.850 documenti d’archivio, è ospitata al National WWII Museum di New Orleans dove proprio quest’anno aprirà una nuova sala dedicata a sottolineare il loro ruolo nella salvaguardia del patrimonio europeo e nella restituzione delle opere ai legittimi proprietari.

La Fondazione continua il suo lavoro, non solo preservando l’eredità dei Monument Men, ma localizzando le opere culturali e artistiche ancora mancanti dalla fine della guerra per restituirle al legittimo proprietario e sensibilizzare il pubblico sull’importanza di rispettare e preservare il patrimonio culturale per le generazioni future.

Il ruolo di leadership della Fondazione nell’aumentare la visibilità globale su questo problema ha influenzato Gran Bretagna e Stati Uniti a ricostituire moderne unità di Monument Men all’interno delle loro forze armate, istituendo un rapporto continuo con l’unità degli Affari Civili (U.S. Army Civil Affairs soldiers) dell’esercito degli Stati Uniti che continuano a essere dispiegati in aree di conflitto.

La Fondazione lavora anche in stretto contatto con le autorità di polizia responsabili dell’applicazione delle leggi sui beni culturali, tra cui la squadra FBI Art Looting a Washington e, in Italia, il Comando Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) dei Carabinieri. Infine non vi sorprenderà sapere che Robert M. Edsel, il fondatore e presidente della Fondazione, aveva sviluppato la sua passione per l’arte e l’architettura mentre abitava a Firenze. Proprio durante il suo soggiorno si era interrogato su come tanti monumenti e grandi opere d’arte fossero sopravvissuti a furti e devastazioni nella seconda guerra mondiale, finendo per scrivere il suo libro e creare la fondazione.

© Riproduzione riservata Soldati statunitensi a Merkers (Germania) esaminano il «Giardino d'inverno» di Edouard Manet, trovato in una miniera di sale. Foto Cpl. Ornitz
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