I fotografi sono visionari

Staged photography a Palazzo Magnani, verso il festival Fotografia Europea XVI

Sandy Skoglund, «Fox games», 1989 © Sandy Skoglund
Chiara Coronelli |  | Reggio Emilia

«Chiudi il tuo occhio fisico, così da vedere l’immagine principalmente con l’occhio dello spirito. Poi porta alla luce quanto hai visto nell’oscurità». Sono le parole di Caspar David Friedrich riprese nella presentazione di quella che avrebbe dovuto essere la XV Fotografia Europea, annullata per l’emergenza Covid-19, ma introducono altrettanto bene «True Fictions. Fotografia visionaria dagli anni ’70 a oggi», la rassegna sulla staged photography che traghetta il pubblico al festival 2021.

Allestita a Palazzo Magnani fino al 4 luglio e curata da Walter Guadagnini, con circa cento opere documenta una fotografia che racconta il mondo per allusioni, mettendo in scena storie, ambienti e personaggi inventati e ridisegnando una realtà visionaria e fantastica: tanto più ambigua quanto più plausibile. Tra i pionieri Jeff Wall, con la finta casualità di un quotidiano ricostruito; Cindy Sherman, che mette a nudo le strategie massmediatiche nell’autoritratto; Sandy Skoglund, con i colori onirici di tableaux abitati da animali fantastici; Laurie Simmons e James Casebere, con il surrealismo delle scene domestiche; Joan Fontcuberta con il viaggio immaginario nella sua fauna segreta.

A loro si aggiungono Hiroshi Sugimoto, David LaChapelle, Andrés Serrano, Gillian Wearing e autori meno noti tra cui Bernard Faucon, che ricompone i luoghi della sua infanzia investendoli di magia; Eileen Cowin e Nic Nicosia, con i drammi famigliari dove si confondono privato e performance. E poi ancora, i soldatini giocattolo che mimano reportage di guerra di David Levinthal e le teatralizzazioni cupe di Bruce Charlesworth.

E ancora: gli interni fatiscenti delle miniature di Lori Nix, le atmosfere sospese dei set di Erwin Olaf, l’interpretazione mediatica delle celebrità di Alison Jackson, fino ai travestimenti e alle scenografie di Paolo Ventura e alle composizioni dei protagonisti dall’Estremo Oriente, dal maestro Morimura ai più giovani Chan Hio Bae, Jiang Pengyi e Miwa Yanagi.

A Palazzo da Mosto è rimasta allestita fino al 26 marzo «Atlanti, ritratti e altre storie. 6 giovani fotografi europei», con i sei progetti, tra cui i tre vincitori, selezionati nell’ambito del festival sul tema «Fantasie. Narrazione, regole, Invenzioni». Composta da Guadagnini, Maria Pia Bernardoni e Olivia Maria Rubio, la giuria ha scelto i dittici e trittici dell’«Atlas» di Alessandra Baldoni; l’esplorazione delle proprie origini che Alexia Fiasco compie in «The Denial»; la voce magica della valle alpina in cui è cresciuto Francesco Merlini da lui trasposta in «Valparaiso». Si conclude con i lavori di Manon Lanjouère, Giaime Meloni e Denisse Ariana Pérez.

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