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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliÈ la moglie Daniela Mignani Galli, architetto esperto in restauri e studiosa di cose fiorentine, l’autrice dell’ultimo numero monografico, dedicato a Guglielmo Galli. Vent’anni di restauro delle sculture a Firenze dal 1967 al 1987, della collana di «Studi di Storia e Teoria del Restauro» dell’Opificio delle Pietre Dure (Edifir).
Vent’anni lungo i quali, scrive in presentazione Cristina Acidini che ha guidato il Polo Museale Fiorentino fino all’anno scorso, «a Firenze furono gettate o quantomeno consolidate le fondamenta del restauro, nel senso contemporaneo in cui ancora oggi lo intendiamo».
A partire dalle opere duramente colpite dall’alluvione del 1966, tragedia che si trasformò in fucina internazionale di restauro, innovazione e volontà di riscatto, Gugliemo Galli contribuì a ridefinire le buone pratiche soprattutto sulle sculture lapidee e plastiche, campo rimasto fino ad allora intrappolato tra scarsa attenzione e metodi tradizionali spesso superati. La sua fu una figura importante nell’ammodernamento del settore, basti citare quanto fece per la centralità della ricerca tecnico-scientifica e il legame tra restauro e prevenzione.
Il volume è suddiviso in tre parti: alla biografia segue un’antologia degli scritti illuminante sui punti di vista di Galli e una terza parte di testimonianze e interviste trattate come focus sui punti chiave della sua attività, dai restauri esemplari all’insegnamento praticato fino alla prematura scomparsa, dal lavoro per le istituzioni all’esperienza di Palazzo Davanzati, improvvisato centro di restauro di opere d’arte danneggiate dall’alluvione. Il volume sarà presentato in ottobre nella sede dell’Opificio delle Pietre Dure.
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