I disegni senza carta di Gego

Al Guggenheim Museum la retrospettiva dell’artista ebrea tedesca occupa le cinque rampe della rotonda

Gego durante l’installazione di «Reticulárea», Museo de Bellas Artes di Caracas, 1969. Foto: Juan Santana. © Fundación Gego
Viviana Bucarelli |  | New York

Gego (Gertrud Louise Goldschmidt, 1912-94) definiva le sue sculture geometriche e cinetiche, realizzate tra gli anni ’60 e ’70, «disegni senza carta». L’artista non ha mai voluto appartenere a un movimento o a un gruppo artistico precisi, anche se la sua arte ha aspetti dell’Arte cinetica, del Costruttivismo e dell’Astrazione geometrica.

Ebrea nata ad Amburgo, dopo l’ascesa al potere di Hitler nel ’33 a lei e a tutta la sua famiglia fu tolta la cittadinanza tedesca e così si rifugiò in Venezuela dove visse per il resto della vita. Ebbe una formazione da architetto e ingegnere, laureandosi presso l’Università di Stoccarda. Negli anni ’40 realizzò le prime sculture e soltanto negli anni ’50 si dedicò a tempo pieno all’arte.

Tuttora considerata tra i più grandi artisti contemporanei dell’America Latina, ha realizzato opere bi e tridimensionali con un’ampia varietà di mezzi espressivi, ponendo al centro della ricerca la relazione tra linea, spazio e volume. Non vide mai i confini tra architettura, design e arte pubblica, anzi fu sempre interessata a mescolarne i linguaggi.

Dal 31 marzo al 10 settembre il Guggenheim Museum le dedica la retrospettiva che occuperà le cinque rampe della rotonda: «Gego Measuring the Infinity» comprende oltre 200 opere realizzate tra gli anni ’50 e ’90, tra sculture, disegni, stampe, tessuti e libri d’artista. In autunno la mostra si trasferirà nel Guggenheim Museum di Bilbao.

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