Gurlitt padre vendeva i degenerati

Giovanni Pellinghelli del Monticello |

Le vicende delle opere d’arte sopravvissute alle depredazioni naziste hanno sempre suscitato scalpore e attenzione. Epocale e romanzesca è stata la scoperta del febbraio 2012, quando nell’appartamento di Monaco in cui viveva recluso l’80enne Cornelius Gurlitt (1932–2014), le autorità tedesche ritrovarono 1.280 opere da Picasso, Monet, Matisse, Chagall a Otto Dix e Paul Klee.

Gurlitt, della famiglia in parte ebrea di pittori, scrittori, musicisti, archeologi e storici dell’arte nota in Germania dall’età Biedermeier, era il figlio di quell’Hildebrand Gurlitt (1895-1956), mercante d’arte e mecenate che nel 1938 Goebbels chiamò a guidare con Karl Buchholz, Ferdinand Möller e Bernhard Böhmer (altro mercante d’arte e collezionista ebreo) la «Commissione per lo sfruttamento dell’Arte degenerata», con l’incarico di vendere sui mercati esteri, pronti ad accoglierle a braccia aperte, le migliaia di opere d’arte
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