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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliCastel Sant’Angelo ospita fino al 29 novembre «Lo Stato dell’Arte - l’Arte dello Stato», mostra dedicata alle acquisizioni del Mibact e curata da Maria Grazia Bernardini e Mario Lolli Ghetti. Proposta dal Centro Europeo per il Turismo, intende gettar luce su modi e forme dell’accrescimento del patrimonio culturale pubblico italiano, sia tramite interventi diretti dello Stato quali acquisti e recuperi, sia per via di lasciti e donazioni private. Quattro le sezioni individuate, ognuna illustrata da lavori esemplari. «Restare a casa» mostra quanto non è stato fatto disperdere (molti e gravi, anche recenti, gli errori commessi in tal senso), esemplificato dalla collezione Jatta, raccolta archeologica ottocentesca acquistata dallo Stato nel 1991 e rimasta nel palazzo di Ruvo di Puglia dove era stata allestita dal suo fondatore. «Tornare a casa» espone opere acquistate per essere ricollocate nei contesti originari o più consoni, come un Salviati in un soffitto del veneziano Palazzo Grimani. «Integrare le collezioni», la sezione più ricca, si suddivide a sua volta in «Colmare le lacune» delle raccolte con acquisti mirati; «Ricongiungere le collezioni storiche» con casi di opere disperse, ritrovate e riunite a raccolte già finite allo Stato (Andrea Sacchi alla collezione Barberini); «Tornare a corte» con ritratti di regnanti italiani acquistati e reintrodotti nei giusti contesti, come il Carlo III d’Asburgo del Solimena a Capodimonte; «Ricomporre un insieme», con vari esempi tra cui il Trittico di Vincigliata di Niccolò di Pietro Gerini reintegrato con le due parti mancanti nel 2011; «Raccontare una storia» con opere che narrano vicende legate a fatti salienti della cultura e della storia dell’arte italiana. «Continuare la tradizione» conclude la mostra con due casi rilevanti di politica delle acquisizioni: la collezione degli Autoritratti degli Uffizi, aperta anche al contemporaneo, e le 100 matrici di «Vedute di Roma» del Vasi per l’Istituto Centrale per la Grafica.
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