Gli universi inesplorati di Marguerite Humeau

Per l’artista multidisciplinare francese la natura può salvarci dal disastro imminente

Un’immagine della serie «Meys» (2022) di Marguerite Humeau. ©  Marguerite Humeau. Cortesia dell’artista
Gilda Bruno |  | Londra

Che si tratti di tele realizzate con pigmenti ispirati alle tonalità della natura, sculture dai volumi surreali, o esperimenti visuali supportati dall’intelligenza artificiale, Marguerite Humeau, artista multidisciplinare classe 1986, immerge i suoi spettatori in universi inesplorati, traducendo i paesaggi immaginari al centro della sua visione creativa in opere che sembrano appartenere ad epoche tanto remote quanto incredibilmente futuristiche.

L’impossibilità di collocare i suoi lavori in un luogo e in una frazione di tempo precisi è una caratteristica che permea gran parte della sua produzione, compresi i lavori da lei presentati in «Meys», sua prima mostra presso la galleria White Cube visitabile dal 5 aprile al 14 maggio.

Come tutti gli scenari che prendono forma nelle sue mani, anche queste opere «emergono da fatti reali», spiega Humeau. Piuttosto che attingere da luoghi o eventi fittizi, l’autrice si focalizza su «misteri che sto cercando di risolvere», racconta, cogliendo gli stimoli offerti dalla «prototipazione di mondi invisibili, estinti, o paralleli al nostro. Mondi che potrebbero esistere, ma di cui, in realtà, non sappiamo nulla».

Nel percorso londinese tutto parte da una riflessione personale sull’emergenza climatica e il suo impatto a livello globale per poi addentrarsi nelle opportunità offerte da un’esperienza fondata sulla collettività e sulla connessione umana.

Spinta dal desiderio di esplorare come «strutture sociali alternative e forme architettoniche presenti nel mondo naturale potrebbero facilitare l’esistenza in un’era di disastro imminente», l’artista dà vita, attraverso suono, video e scultura, a scene ipnotizzanti e spazi liminali liberi dalle minacce della realtà odierna.

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