Gli universi inesplorati di Marguerite Humeau
Per l’artista multidisciplinare francese la natura può salvarci dal disastro imminente

Che si tratti di tele realizzate con pigmenti ispirati alle tonalità della natura, sculture dai volumi surreali, o esperimenti visuali supportati dall’intelligenza artificiale, Marguerite Humeau, artista multidisciplinare classe 1986, immerge i suoi spettatori in universi inesplorati, traducendo i paesaggi immaginari al centro della sua visione creativa in opere che sembrano appartenere ad epoche tanto remote quanto incredibilmente futuristiche.
L’impossibilità di collocare i suoi lavori in un luogo e in una frazione di tempo precisi è una caratteristica che permea gran parte della sua produzione, compresi i lavori da lei presentati in «Meys», sua prima mostra presso la galleria White Cube visitabile dal 5 aprile al 14 maggio.
Come tutti gli scenari che prendono forma nelle sue mani, anche queste opere «emergono da fatti reali», spiega Humeau. Piuttosto che attingere da luoghi o eventi fittizi, l’autrice si focalizza su «misteri che sto cercando di risolvere», racconta, cogliendo gli stimoli offerti dalla «prototipazione di mondi invisibili, estinti, o paralleli al nostro. Mondi che potrebbero esistere, ma di cui, in realtà, non sappiamo nulla».
Nel percorso londinese tutto parte da una riflessione personale sull’emergenza climatica e il suo impatto a livello globale per poi addentrarsi nelle opportunità offerte da un’esperienza fondata sulla collettività e sulla connessione umana.
Spinta dal desiderio di esplorare come «strutture sociali alternative e forme architettoniche presenti nel mondo naturale potrebbero facilitare l’esistenza in un’era di disastro imminente», l’artista dà vita, attraverso suono, video e scultura, a scene ipnotizzanti e spazi liminali liberi dalle minacce della realtà odierna.