Gli spazi di Basilico sono fisici o mentali?

Sono oltre 60 le fotografie, quasi tutte inedite, presentate nella mostra al Museo Civico del Castello Ursino

«Beirut» (1991) di Gabriele Basilico. Cortesia Archivio Basilico
Giusi Diana |  | Catania

Sono oltre 60 le fotografie, quasi tutte inedite, presentate fino al 6 gennaio nella mostra «Gabriele Basilico. Territori intermedi» nel Museo Civico del Castello Ursino. A cura di Filippo Maggia, la mostra è nata della collaborazione tra la Fondazione Oelle Mediterraneo Antico, il Comune di Catania e l’Archivio Gabriele Basilico.

Le immagini esposte, selezionate dal curatore e dall’Archivio tra studi e lavori che non vennero mai inseriti nelle pubblicazioni, coprono quasi l’intero arco temporale della produzione di Basilico (Milano, 1944-2013), dalla metà degli anni ’80 fino al primo decennio del 2000. Stampate in due formati 50x60 e 100x130, «svelano l’anima del grande maestro italiano, spiega Carmelo Nicosia direttore di Oelle, e dialogano con la memoria storica del castello medievale siciliano», mentre consentono di ripercorrere le sue riflessioni sulla trasformazione del paesaggio urbano, attraverso il suo inconfondibile rigore documentaristico.

Filippo Maggia sottolinea come la mostra rappresenti un territorio poco indagato nella produzione di Basilico, quello di «spazi fisici tangibili con lo sguardo, ma anche spazi mentali, indotti nell’osservatore dai vuoti, dalle assenze determinate da pause e silenzi nella costruzione visuale dell’immagine». Catalogo Skira con oltre 120 immagini quasi tutte inedite e testi del curatore e di Luca Molinari.

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