Gino Rossi, «Douarnenez», 1912. Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna ©Archivio fotografico - Fondazione Musei Civici di Venezia

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Gino Rossi, «Douarnenez», 1912. Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna ©Archivio fotografico - Fondazione Musei Civici di Venezia

Gino Rossi agita le acque veneziane

A Ca’ Pesaro il pittore che aprì le porte all’avanguardia internazionale

L’anno dell’arte italiana: in questo modo Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia, definisce il 2018. La mostra che si apre dal 23 febbraio al 20 maggio a Ca’ Pesaro, intitolata «Gino Rossi a Venezia» e a cura di Barbero e di Elisabetta Barisoni, si inserisce in un calendario espositivo articolato in importanti celebrazioni dedicate al ’900 italiano.

«Il 18 febbraio, spiega Luca Massimo Barbero, si apre alla Fondazione Prada di Milano la mostra a cura di Germano Celant sul periodo 1918-43, a marzo a Palazzo Strozzi di Firenze la mostra da me curata riparte dalla fine della seconda guerra per arrivare fino al 1968. È interessante poi che sia a Ca’ Pesaro sia a Treviso si celebrino a settant’anni dalla morte i due personaggi che hanno cambiato radicalmente l’arte italiana, Arturo Martini e Gino Rossi».

Frutto di una «collaborazione virtuosa tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e la Fondazione Cariverona, proprietarie di nuclei di opere di Gino Rossi che si completano a vicenda», la mostra curata da Barbero e Barisoni vuole ritrovare l’impatto dell’apertura nel 1908 a Ca’ Pesaro, con la direzione assegnata a Nino Barbantini, di una stagione eccezionale.

«Le opere di Gino Rossi, dichiara ancora Barbero, sono collocate tra quelle originali di quel momento di Boccioni, Martini, Semeghini, Moggioli e Casorati. Al ritorno da Parigi, dove per primo tra gli italiani si recò con Martini, con i suoi dipinti portò un linguaggio d’avanguardia e di rottura nei confronti del mondo tardovedutistico lagunare. Il suo “Bruto” appare nello stesso 1913 in cui Martini scolpisce “La prostituta”, espressioni entrambe della dirompente ribellione antiborghese attraverso la quale Ca’ Pesaro darà poi risonanza al Futurismo».

Gino Rossi, «Douarnenez», 1912. Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna ©Archivio fotografico - Fondazione Musei Civici di Venezia

Camilla Bertoni, 09 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

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Gino Rossi agita le acque veneziane | Camilla Bertoni

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