«Femme au béret et à la robe rouge» (1937) di Pablo Picasso, New York, MoMA (particolare)

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«Femme au béret et à la robe rouge» (1937) di Pablo Picasso, New York, MoMA (particolare)

Giallo

Un colore tra filosofia e arte secondo Pastoureau e Barale

Marco Bussagli

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Forse sarà perché c’è la pandemia, ma questo è il momento del giallo. Sono usciti due libri che ne celebrano i fasti, la storia e ne indagano il significato, anche se con due orientamenti diversi. Il primo ne fa l’argomento principe, mentre il secondo lo prende a pretesto per fare una profonda e articolata riflessione sul colore indicando che quel che ci pare così scontato non lo è per niente.

Quello del colore è un giallo, un poliziesco della scienza e dell’arte, dove gli investigatori ancora non riescono a scoprire il colpevole. Il libro di Alice Barale ci conduce nel ginepraio delle teorie che sono fiorite intorno all’argomento, con particolare riferimento al secolo scorso quando si fece strada l’idea dell’eliminativismo. Vale a dire la convinzione, sostenuta da Byrne, Hilbert, Cohen e Brown, che il colore non esista, giacché si crea una «lacuna esplicativa tra il colore come lo percepiamo e gli stati fisici che ne accompagnano la manifestazione».

Questa è una delle posizioni che filosofi, fisiologi e fisici hanno assunto nel tentativo di sviscerare il problema. Ha così preso forma il relazionalismo, una posizione che considera il colore in relazione con chi lo percepisce. In altre parole, come pensava Bertrand Russell, il colore di un tavolo varia secondo il punto di vista da cui lo si guarda. Per questo l’altro nome utilizzato è disposizionalismo: il colore si rivela secondo la sua disposizione.

A completare il quadro di questa lunga speculazione c’è il fisicalismo, che considera il colore congruente con le «proprietà fisiche implicate nel processo causale che è alla base della percezione del colore». Sono stati, nel 2003, gli stessi Hilbert e Byrne, dieci anni dopo il primitivo eliminativismo, a dar corpo a questa nuova visione del problema che impiega lo stesso metodo d’indagine non solo per la fisica del colore, ma pure per la fisiologia neurologica del processo visivo.

L’indagine della Barale affronta altri importanti argomenti, dalla storica teoria del colore di Goethe alle spigolature profonde e acute di Wittgenstein fino alla loro recente rivisitazione del filosofo inglese della scienza Jonathan Westphal e il suo Colour: A Philosophical Introduction. Senza trascurare il rapporto fra William Turner e Goethe, Cézanne, Delaunay, Klee e artisti viventi come Santi Moix e Velasco Vitali.

Ma in tutto questo il colpevole è stato trovato? No. Perché il colore è il risultato di una triangolazione fra la fonte di luce, la superficie colpita e l’organo recettore. Basta cambiare uno di questi fattori e muta anche il colore. Gli aspetti simbolici e culturali di un colore possono essere studiati e capiti osservando il loro mutare attraverso i secoli. È l’argomento del libro di Michel Pastoureau che ci ha abituato a questi affascinanti itinerari attraverso culture ed epoche diverse.

Adesso è la volta del giallo, il colore della luce e dell’oro al quale, però, basta pochissimo per rivelarsi anche quello della malattia e del sudiciume. Sono parecchi gli elementi negativi che gravitano intorno al giallo, dal pallore dell’ittero al fetore della minzione passando per il giallo della bile e dell’invidia che si trasforma in gelosia e tradimento. Divenne il colore degli Ebrei, spesso associato all’immagine dello scorpione. Anche Giuda veste di giallo, in quanto traditore per eccellenza, e così le prostitute e perfino la Maddalena.

Questa costellazione di significati negativi divenne tragica quando il nazismo concepì il dissennato uso della stella di Davide, gialla, per contrassegnare gli uomini, le donne e i bambini d’Israele che dovevano essere riconosciuti come reietti e inferiori. Un percorso affascinante e tortuoso che Michel Pastoureau ci restituisce con chiarezza, conducendoci fra gli scampoli della storia, del costume e della fisiologia della percezione visiva.

L’autore affronta anche gli aspetti positivi del giallo che per noi, come per gli antichi, risiede nell’aspetto delle messi, del miele, dei primi fiori e di molti frutti, per cui il giallo evoca la gioia e l’abbondanza. Interessanti le osservazioni sul modo di vestire degli antichi Romani che, fino al III secolo, lasciavano alle donne il colore giallo che ne indicava la loro condizione coniugale.

Giallo. Storia di un colore, di Michel Pastoureau, traduzione di Guido Calza, 240 pp., ill. col., Ponte alle Grazie, Firenze 2019, € 32
Il giallo del colore. Un’indagine filosofica, di Alice Barale, 192 pp., ill. col., Jaca Book, Milano 2020, € 18

«Femme au béret et à la robe rouge» (1937) di Pablo Picasso, New York, MoMA (particolare)

Marco Bussagli, 29 novembre 2020 | © Riproduzione riservata

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Giallo | Marco Bussagli

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