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Frieze si scopre conservatrice

Federico Florian

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La pittura, «valore sicuro» sul mercato del contemporaneo, è stata la grande protagonista, a scapito del video e della performance

Una follia collezionistica pare aver investito la settimana londinese di Frieze Art Fair, tenutasi dal 14 al 17 ottobre nella consueta sede di Regent’s Park. Contemporaneamente alle aste di Christie’s e Sotheby’s (se ne riferisce in queste pagine), orde di collezionisti si sono riversati nei corridoi della fiera londinese il giorno della preview (il 13 ottobre), tanto da far dichiarare il «sold out» a molte delle gallerie partecipanti.

La pittura è stata la vera protagonista di Frieze. Grandi tele astratte riempivano gli stand di Victoria Miro (Secundino Hernández), Greene Naftali (Günther Förg, Jacqueline Humphries, Sophie von Hollerman) e Sadie Coles (Laura Owens). David Kordansky (Los Angeles) ha presentato cinque «neon painting» di Mary Weatherford, tra i 105mila e i 190mila euro, tutti venduti durante la Vip preview.

Lo stand della galleria newyorchese Anton Kern ospitava una personale dell’artista americano Chris Martin, tra cui figuravano recenti dipinti glitterati (tre dei quali, valutati tra i 40mila e i 48mila euro, sono stati acquistati da alcuni compratori privati), mentre Blum & Poe (Los Angeles, New York e Tokyo) ha venduto un nuovo dipinto di Takashi Murakami alla cifra di 880mila euro.

Se i video scarseggiavano (tra le poche eccezioni i «video-dipinti» di Ken Okiishi da Pilar Corrias e i film di Amy Siegel da Simon Preston), la scultura era ben rappresentata dagli eleganti stand di Gagosian (interamente dedicato all’artista britannica Glenn Brown, tra cui una scultura da 528mila euro) e Hauser & Wirth (che ha optato per una raffinata installazione di piccole sculture di Paul McCarthy, Phyllida Barlow e Louise Bourgeois, tra gli altri, collocate su sobri piedistalli).

Nonostante le aspettative, la sezione «Live», dedicata alle opere d’arte performativa e partecipativa, occupava una posizione piuttosto marginale, condizione prevedibile per una fiera come Frieze, che ha luogo nella capitale europea del mercato dell’arte.

Tra le gallerie in questa sezione, Franco Noero di Torino con una performance di Tunga, la giapponese Misako & Rosen, le londinesi Arcadia Missa e Southard Reid, le newyorkesi Kate Werble e Luhring Augustine, e la berlinese Meyer Riegger); tra le performance più godibili quella di Ken Kagami (Misako & Rosen), che consisteva in una sessione di ritratti gratuiti ai visitatori della fiera.

Non numerose le gallerie italiane: oltre a Massimo De Carlo, il cui ampio stand presentava opere di Carla Accardi, Gelitin e una gigante scultura-insetto di Carsten HÖller, partecipavano Lia Rumma (con lavori di Spalletti e Kosuth), le romane Lorcan O’Neill (Carsten Nicolai, Eddie Peake, Ontani) e T293 (David Maljkovic, Claire Fontaine, Louis Cane) e le napoletane Raucci/Santamaria e Fonti. Se nel complesso l’edizione 2015 di Frieze si può definire conservatrice per le scelte estetiche dei singoli espositori, la sezione «Focus» dedicata alle giovani gallerie ha contribuito a mitigare il temperamento alto-borghese della fiera.

La galleria di South London The Sunday Painter, al suo debutto a Frieze, ad esempio, ha presentato una bella scultura liquida di Samara Scott: una coloratissima piscina colma d’acqua e detriti, simile a un Action Painting pavimentale (l’artista britannica ha definito i suoi lavori «luccichii putridi e tremolanti, come le tubature di un club per travestiti»).

Quest’anno si è registrato il record di visitatori: oltre 105mila tra Frieze e Frieze Masters (5mila in più rispetto all’anno precedente).

Federico Florian, 06 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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