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Fra cento anni in Casa Morra

Casa Morra è la sede deputata a ospitare la vasta collezione Morra, composta da più di 2mila opere (Azionismo Viennese, Happening Fluxus, Poesia visiva e concreta, Body art), e l’ampio archivio di arte contemporanea, costituito da un patrimonio la cui parte più considerevole è riferibile al Living Theatre (disegni, scenografie e dipinti di Julian Beck dal 1945 al 1956) seguito da materiali di Shimamoto, Luca Maria Patella, Vettor Pisani, Al Hansen, Allan Kaprow e Hermann Nitsch, al quale Morra ha dedicato un museo aperto nel 2008 nell’ex Stazione elettrica Bellini.

Casa Morra ospiterà anche un calendario di mostre sviluppato in 100 anni. Ispirandosi al Gioco dell’Oca, assumendo il principio dell’indeterminazione e casualità, Morra ha costruito un programma che si combina e progredisce attraverso i numeri esoterici tre e sette.

La mostra inaugurale occupa tre stanze ed è dedicata a tre figure chiave del Novecento, il primo è Allan Kaprow di cui viene allestito «Stockroom» (1961-92), uno dei sette ambienti di cui l’artista, in accordo con Giuseppe Morra e la Fondazione Mudima di Milano, ha autorizzato la ricostruzione nel 1992. Secondo il principio della casualità, il pubblico partecipa attivamente allo sviluppo dell’opera, indossando tute protettive e utilizzando rulli da pittura e i colori indicati dall’artista: bianco, rosso, arancio, giallo, verde, blu, viola e nero.

Di John Cage viene invece presentata «Not Wanting To Say Anything About Marcel», prima opera d’arte visiva realizzata dall’artista americano nel 1969. Dedicato a Marcel Duchamp, scomparso un anno prima, e commissionato dalla mecenate Alice Weston, il lavoro si ispira alla dichiarazione di Jasper Johns all’indomani della morte di Duchamp: «In effetti, io non voglio dire nulla». L’opera si compone di otto «plexigrams» che contengono immagini e testi serigrafati realizzati con la collaborazione del grafico Calvin Sumsion. Ispirandosi a I Ching. Il libro dei mutamenti, l’artista agisce con cancellazioni, giustapposizioni, sovrapposizioni di testo e immagini assemblate in modo casuale e così offerte all’interpretazione.

In mostra infine l’originale ricostruzione-omaggio a «La Mariée mise à nu par ses célibataires, même, [le Grand Verre]», opera realizzata da Duchamp a partire dal 1915, lasciata incompiuta nel 1923. Nella struttura in vetro al centro della stanza sono esposte le diciotto incisioni realizzate per Arturo Schwarz e contenute nei suoi due volumi The Large Glass and Related Works (1967-68).

Sul verso opposto sono inserite altre incisioni degli «Amanti» e ritratti originali di Duchamp colto nella sua quotidianità. Il prossimo appuntamento è per il 23 settembre 2017 con la mostra di «I giganti dell’arte dal teatro. Julian Beck-Shozo Shimamoto-Hermann Nitsch».

Olga Scotto di Vettimo, 08 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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