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Federico Florian
Leggi i suoi articoliPer la sua terza personale presso la galleria Luce, visitabile dal 15 gennaio al 14 febbraio, l’artista americano Curtis Mann ha realizzato un nuovo corpus di lavori che indaga la natura scultorea del mezzo fotografico.
Nato in Ohio nel 1979 e attivo a Chicago, Mann, un ex ingegnere, esplora la materialità e le qualità chimiche di questo medium. La sua è un’estetica fondata su uno sguardo analitico e un’azione decostruttiva, gli stessi principi che informano la pratica di un altro grande «de-costruttore», Gordon Matta-Clark, fonte d’ispirazione per l’artista.
A Torino espone lavori che, dell’immagine fotografica di partenza, conservano una vaga memoria. Si tratta di fotografie, prevalentemente still life, incise dall’artista sul lato posteriore: la superficie fotografica viene così spezzettata in innumerevoli finestrelle ripiegate su se stesse: questo consente all’immagine di riaffiorare soltanto in modo discontinuo e intermittente. Porzioni di carta fotografica sporgono dalla superficie dei lavori, che finiscono per acquisire una tridimensionalità quasi scultorea: l’intento di Mann è quello di rivelare allo spettatore il carattere fisico, materico dell’oggetto-fotografia, mettendo in discussione la natura del mezzo come imparziale strumento di documentazione.
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