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Federico Florian
Leggi i suoi articoliIn un’intervista con Hans Ulrich Obrist, l’artista fotografa Luisa Lambri ha rivelato che il suo interesse per l’architettura è nato quando si è imbattuta per la prima volta in un libro dell’architetto giapponese Kazujo Sejima. «La ragione per cui il lavoro di Sejima è tanto potente ed espressivo sta nel fatto che i suoi edifici sono in grado di parlare a tutti: la sua architettura innesca una riflessione sulla condizione umana».
La Lambri, classe 1969, comasca di stanza a Los Angeles, è in effetti nota per le sue fotografie di architetture principalmente residenziali; le sue immagini, però, non tradiscono alcun intento documentaristico: più che rappresentare un edificio nella sua interezza, l’artista si concentra su dettagli e particolari, come finestre, porte, interstizi, tanto da produrre composizioni astratte, simili a superfici pittoriche, in cui la luce fa da protagonista.
Non solo l’architettura ma anche l’arte visiva, in particolare la scultura, costituisce motivo d’ispirazione per Luisa Lambri: recente è la sua serie di fotografie dedicata a opere di artisti quali Lygia Clark e Donald Judd. Si tratta di riflessioni sullo spazio e sui meccanismi della percezione, immagini di cui astrazione, luce e geometria rappresentano gli elementi distintivi.
Per una sua personale aperta fino al 30 maggio allo Studio Guenzani, l’autrice presenta un nuovo gruppo di fotografie, realizzate un anno fa, ai «Sun Tunnels» di Nancy Holt, un’opera di Land art nel deserto dello Utah. In mostra anche uno scatto all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (2008).
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