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Fossili, meduse contemporanee e visioni marine

Michela Moro

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Visitare la Galleria Gracis in maggio sarà entrare in uno spirito estivo con un excursus che va dai fossili alle meduse contemporanee. «La stanza delle meraviglie: cielo, mare e terra tra illusione e realtà» fa sognare non solo visioni marine, ma mondi lontani, terre misteriose e creature esotiche. I pezzi in mostra sono il frutto di una collaborazione a più mani tra il gallerista milanese e due illustri antiquari, Peter Petrou e Simon Cohen, ai quali si aggiunge l’artista Roberto Bricchi.

Difficile scegliere tra i pezzi, tutti particolarissimi e permeati di storie affascinanti, con i quali ognuno può crearsi un’immaginaria e personale wunderkammer. Il leone marino dal curioso nome latino Odobenus Rosmarus Rosmarus porta benissimo i suoi 10mila anni e non pare per nulla intimidito dalle meduse incapsulate nel vetro dell’artista contemporaneo Steffen Dam, danese che lavora da sempre col vetro. In principio lo soffiava, ma nel corso del tempo ha iniziato a incastonare in contenitori pieni di vetro oggetti immaginati sempre di vetro. Dam dichiara di voler descrivere ciò che non è tangibile con i sensi di tutti i giorni. I suoi cilindri contengono specie che non esistono, plausibili sì, ma non di questo mondo. Eppure guardando le sue meduse non si è toccati da dubbi: sono state catturate mentre emergevano dagli abissi.

Si può anche imparare qualcosa osservando i modelli didattici di fiori di fine Ottocento o sognare ere geologicamente lontanissime che hanno prodotto sculture contemporanee come il fossile di legno di Araucaria del periodo Triassico di 240 milioni di anni fa, la Labradorite del Madagascar e il geode di Ametista dell’Uruguay. I denti di narvalo, cetaceo artico dal dente che ricorda l’unicorno, sono ammessi: non si commette nessun peccato, hanno almeno 150 anni, mentre i pruriginosi Coco de Mer delle Seychelles sono della prima metà del XX secolo.

Le opere del milanese Roberto Bricchi sono altrettanto ingannatrici, è un’iguana, ma di terracotta e ossa di pollo, è un pesce, ma di gesso, vetro e pelle di rospo; somigliano ad animali conosciuti ma all’improvviso ci si accorge di anomalie poetiche, di imperfezioni artistiche che creano universi animali paralleli. Si sogna, sì, nell’interno di un palazzo milanese.

Michela Moro, 07 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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