I dati sulla fruizione culturale nel 2015

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I dati sulla fruizione culturale nel 2015

Federculture, dati in crescita e stagione di riforme per la cultura

Il rapporto 2015 fotografa un aumento di risorse, di investimenti e di spesa degli italiani per attività culturali. Ma siamo ancora sotto la media europea

Federico Castelli Gattinara

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Roma. «Impresa Cultura» è il semplice titolo del XII rapporto annuale di Federculture presentato questa mattina all’Auditorium del MaXXI. È un corposo volume di oltre 400 pagine, edito da Gangemi, che racchiude studi, analisi, considerazioni di circa quaranta autori sullo stato dell’arte del settore. Tra questi anche nomi noti, dai due archeologi Giuliano Volpe, che è presidente del Consiglio superiore per i beni culturali del Mibact, e Pier Giovanni Guzzo, al consigliere giuridico di Dario Franceschini Lorenzo Casini, al direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco e molti altri.

«La cultura è tornata a essere una risorsa per il Paese» ribadiscono un po’ tutti. Andrea Cancellato, presidente di Federculture, apprezza l’impegno del ministro, l’aumento delle risorse messe in campo dopo anni di continui tagli, l’autonomia dei grandi musei che si traduce in maggiore dinamicità, il protagonismo della cultura nell’agenda del Paese. Una nuova spinta che si traduce, dati alla mano, in un aumento della spesa degli italiani per ricreazione e cultura nel 2015 del 3,8% rispetto al 2014 e del 6% rispetto al 2013. In cifre questo significa quattro miliardi di euro sborsati in più.

Certo la spesa culturale del 6,7% sulla spesa totale delle famiglie italiane rimane un dato al di sotto della media europea. Certo l’astensionismo culturale pur sceso dal 19,3% al 18,5% è ancora davvero troppo alto. Certo il calo di investimenti nel settore da parte delle amministrazioni di Comuni (- 2,9%) e Province (- 9,9%) è sconfortante. Eppure quasi tutti gli indicatori sono positivi, soprattutto da quasi un decennio non si registrava una volontà politica così forte e determinata a impegnarsi, investire, ammodernare il settore. «Il sostegno al consumo culturale può rappresentare una grande svolta», sostiene Cancellato. «Non è solo una questione di investimenti, ma di riuscire a fare sistema, ad elevare la progettualità del settore culturale», indica il direttore di Federculture Claudio Bocci che ha presentato il volume.

Il tema della gestione è centrale, «è l’anello mancante tra la tutela e la valorizzazione», spiega Bocci. Le iniziative messe in campo vanno nella giusta direzione: il cinema a 2 euro, le domeniche gratuite, i 500 euro ai giovani che compiono diciott’anni stimolano il consumo culturale e, insieme alle tante altre iniziative messe in campo dal Ministero segnano una decisa discontinuità nella gestione culturale. Non solo il Governo torna a investire nel comparto, ma anche i privati: le Fondazioni bancarie (+ 2,7%) e l’ArtBonus, che in due anni ha raccolto oltre 120
milioni di euro da parte di 3.402 donatori.
Il Rapporto contiene in appendice una quarantina di interessanti pagine piene di dati, grafici e tabelle sulle dinamiche del settore cultura-turismo 2014-2015. Il resto sono saggi e contributi che tra passato, presente e prospettive future vogliono essere un momento di approfondimento in un settore chiave finalmente oggetto, come scrive Cancellato, «di una politica ministeriale di respiro strategico».

I dati sulla fruizione culturale nel 2015

I dati sui finanziamenti alla cultura nel 2015

Federico Castelli Gattinara, 19 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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