Favole dalla Scorza dura

Prima retrospettiva e prima monografia del pittore «genovese» esiliato per tradimento

Matteo Fochessati |  | Genova

«Così al naturale che nulla più; vivi proprio gli avresti creduti»: così scriveva Raffaele Soprani, ne Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, riguardo agli animali raffigurati con cura e precisione da Sinibaldo Scorza nei suoi dipinti e alla fama che essi gli procurarono a Torino, dove nel 1619 fu invitato a trasferirsi come pittore di corte del duca di Savoia, due anni dopo la segnalazione nella Galeria del poeta Giovan Battista Marino per un suo «foglio» sul tema di Orfeo. Alla fama goduta in vita dall’artista non ha tuttavia corrisposto un analogo riconoscimento da parte della critica contemporanea che, nel suo disinteresse verso questo virtuoso talento pittorico, ne ha progressivamente accompagnato l’oblio. 

A riparare a questa dimenticanza verso uno dei protagonisti del secolo d’oro genovese provvede ora la mostra «Sinibaldo Scorza (1589-1631). Favole e natura all’alba
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