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Fasti antichi e social network

Il Museo Archeologico Nazionale di Paolo Giulierini

Olga Scotto di Vettimo

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Insediatosi lo scorso ottobre alla direzione del Mann-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini aveva ricoperto nel 2001-15 un incarico dirigenziale presso il Comune di Cortona, occupandosi dei servizi culturali e al cittadino e della direzione del Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. 

Con la presentazione lo scorso luglio del Piano Strategico 2016-19, reso obbligatorio dalla normativa vigente per i nuovi musei autonomi, il Mann si è dotato di un calendario di priorità e di obiettivi tra cui il miglioramento dei servizi al pubblico, il potenziamento del piano di comunicazione (anche social) e una nuova identità visiva. Ha impostato la futura attività su una proposta espositiva diversificata che prevede approfondimenti sul mondo classico e mostre su altre civiltà antiche, confronti con l’arte contemporanea e presentazione di oggetti conservati nei depositi. Il pubblico del Mann potrà visitare un museo in espansione grazie all’ampliamento della superficie espositiva, in parte già avvenuto con la recente riapertura della Sezione Egizia e della Sezione Epigrafica (ottobre 2106), cui seguiranno la Sezione della Magna Grecia (2017), la Sezione della statuaria campana (2018), l’integrazione delle collezioni vesuviane e l’inaugurazione del Braccio Nuovo del museo, ove saranno sistemati i servizi aggiuntivi, il ristorante e l’auditorium (2019). 

Quali sono le azioni più significative del primo anno della Sua direzione?
Aver operato una strategia di condivisione e di rete aprendo il museo a cittadini, istituzioni, università, associazionismo e scuole affinché il Mann stabilisse un rapporto reale e diretto di partenariato economico e culturale con il territorio, occupandosi anche del sociale e proponendo progetti didattici in collaborazione con realtà e quartieri disagiati. La riapertura dei giardini storici, che desidereremmo diventassero un luogo di ritrovo e aggregazione. L’inaugurazione è avvenuta la scorsa primavera in concomitanza con quella della mostra «Mito e Natura» proveniente da Palazzo Reale di Milano, organizzata per Expo Milano 2015. Abbiamo riscontrato una partecipazione entusiastica dei cittadini che hanno aderito al fitto calendario degli spettacoli del «Fuori Mostra» e lunghe file per la sala dei culti orientali e della collezione egizia riaperte di recente.

Quale sezione del museo sceglierebbe per accompagnarci in una visita guidata?
La sezione dedicata alla Villa dei Papiri di Ercolano, che manifesta in maniera inequivocabile il livello di recepimento della cultura greca da parte delle classi dirigenti romane: un patrimonio unico di statuaria, ma soprattutto la sede di una biblioteca impareggiabile e specialistica di taglio filosofico, compimento del processo di ellenizzazione.

Chi visita il Mann che tipo di museo attraversa e quale provenienza geografica hanno i visitatori?
I visitatori scoprono un museo in continua evoluzione che presta maggiore attenzione al decoro, all’eleganza dei particolari allestitivi e alla tecnologia, sempre nel rispetto del contesto. Sono soprattutto cittadini europei che recuperano l’idea del Grand Tour; numerosi anche i russi, cinesi e brasiliani. È stato riconsolidato il rapporto con i napoletani, che con sempre maggiore naturalezza ritornano periodicamente in un luogo che offre proposte nuove e originali. L’apertura straordinaria del museo rende la visita notturna un’appetibile e suggestiva esperienza da ripetere: ogni giovedì si può accedere al museo dalle 20 alle 23 con 2 euro.

Come s’inserisce il Mann nel contesto culturale napoletano?
Prima di diventare Museo Archeologico Nazionale, il Mann è stato Real Museo Borbonico. Basta questa riflessione per ricontestualizzarlo come espressione dei fasti di una dinastia e della capitale del Regno delle Due Sicilie, che nel Settecento gareggiava per importanza con Parigi e Londra. Le collezioni sono il frutto degli intrecci dinastici e parentali (si pensi alla famiglia Farnese) ma anche delle migliaia di rinvenimenti provenienti dagli scavi del regno (Ercolano e Pompei). La parentesi francese ha assicurato a Napoli un importante nucleo egiziano. Pensare al museo come mera espressione dell’archeologia è riduttivo. Da qui la necessità di far dialogare il Mann con tutti i luoghi borbonici, ma anche con le università e i soggetti culturali che aiutino a esaltare la grandezza del Museo di Napoli.

Progetti per il 2017?
Inaugureremo la Sezione Epigrafica, rinnoveremo il laboratorio didattico, porteremo a compimento tutte le progettazioni delle sezioni da riaprire tra cui quella della Magna Grecia, apriremo una caffetteria e faremo due grandi mostre: «Pompei e la Grecia» e «I Longobardi e il Sud». Ma soprattutto faremo in modo che gradualmente il museo sia accompagnato da una comunicazione e da un allestimento elegante, garantendo inoltre l’apertura di tutte le sale.

Olga Scotto di Vettimo, 06 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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